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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Il Personaggio - Dal teatro alla musica, l'artista perugino "fuori dal coro" apprezzato anche da Fellini

Tra gli artisti più "irregolari" della Vetusta va annoverato Giorgio Straccivarius: la sua scrittura è stata apprezzata da Eduardo De Filippo, Vittorio Gassman e Federico Fellini con cui lavorò ne “Il Casanova”

Tra gli artisti più irregolari della Vetusta va annoverato Giorgio Straccivarius (all’anagrafe Silvano Cenci). Perugino della Conca, Giorgio è persona dai molteplici talenti: musicista, attore, regista, scrittore, performer. Ha appreso l’arte di suonare chitarra e contrabbasso dal musicista neozelandese William Hoffmeister: con lui e con Franco Caligiani suonò al Cabaret Montmartre di Nizza, accompagnando il cantante perugino Nito Vicini. Ma, per limitarci al jazz, ha lavorato con musicisti del calibro di Harold Bradley e Chet Baker.

In teatro è stato al fianco di Giampiero Frondini e Sergio Ragni con la Fontemaggiore in memorabili spettacoli.  Per il teatro ha scritto, nel corso di un ventennio, con musiche e testi, “Il Nuovo Vangelo di Straccivarius, Giudizio Universale in tre atti, Prologo ed Epilogo”. Militò col FUORI di Angelo Pezzana e col Partito Radicale formando la compagnia teatrale “Fuori! Umbria” ed esordì nel 1977 come autore-attore nel famoso “Cuore rivelatore: grottesco da Edgar Allan Poe”. Alle esperienze del Teatro in piazza ha sommato quelle dei Raspanti, dello Story Teller, della Rai con “W Garibaldi” di Frondini.

In seguito a una crisi spirituale, si ritirò  in un convento buddista-tibetano. Tornato al teatro, ha ininterrottamente lavorato dal 1984 al 1990. È filosofo, “cartomante, consigliere, chiaroveggente tibetano”, difensore dei diritti delle minoranze, pacifista e nonviolento. La sua scrittura è stata apprezzata da Eduardo De Filippo, Vittorio Gassman, Federico Fellini, con cui lavorò ne “Il Casanova”.

Con la scuola ha avuto un rapporto irregolare, non accettando imposizioni pedagogiche e punti di vista conformisti: fu più volte bocciato alla maturità perché toccava in modo provocatorio il tema dell’amore omosessuale. Perugino “col dónca”, Straccivarius conosce benissimo il dialetto e non lo mette mai in farsa, ma in elegia. Scrive benissimo e parla con assoluta padronanza in perfetto italiano standard e con dizione irreprensibile. Il suo “ufficio” è la pizzeria tra via della Gabbia e via dei Priori. Fu un idolo del Little Bar, poi Papaya, esibendosi in declamazioni, forme di comunicazione riprese con successo dal mitico Paolo Vinti.

Ha insegnato “Taologia teatrale applicata” e “tecniche di improvvisazione scenica” presso il Cut di Perugia. Ha orientato, con  esempi e consigli, numerosi attori, poi passati al professionismo. Un aneddoto fra i tanti. L’ex arcivescovo di Perugia, Ferdinando Lambruschini, dopo aver letto il “Nuovo Vangelo”, ricevette Giorgio in udienza privata e gli disse: “Vedi, figliolo, ciò che scrivi è sicuramente meritorio dal punto di vista artistico ma, se mi vieni a dire che sei il Cristo, allora noi preti che ci stiamo a fare? Tanto vale che ci togliamo la tonaca. Ti devi curare un po’ i nervi…”. Straccivarius rispose, cortese e lapidario: “I ministri di Dio servono per amministrare la parola del Signore”. E girò i tacchi.

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