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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Il blog di Franco Parlavecchio - Meglio il calcetto del curriculum? Poletti continua a straparlare

“Mandare il curriculum? Meglio giocare a calcetto!” Chi l’ha pronunciata questa frase? Cristiano Ronaldo, il “gallo” Belotti o il vicino di casa? No… l’ha detta un Ministro della Repubblica, precisamente del Lavoro, Poletti, durante un incontro con gli studenti di un istituto di Bologna. “Il rapporto di lavoro è prima di tutto fiducia, per questo si trova di più giocando a calcetto”. Poletti non è nuovo ad esternazioni discutibili; basta ricordare la frase sui cervelli in fuga all’estero: “è meglio che non rientrino perché il Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”.

In realtà non ha detto una cosa tanto lontana dalla verità, anzi, in Italia contano molto più le conoscenze strette rispetto al resto: il curriculum, il percorso formativo, il merito, contano poco. Il problema è che sarebbe più accettabile dirlo durante una chiacchierata al bar tra amici, ma lui è un Ministro, quello del lavoro, e non se lo può permettere. Il Ministro afferma che i ragazzi hanno capito il vero significato delle sue parole; sono d'accordo... infatti lo sanno fin troppo bene a quanto poco serva inviare il curriculum. Poi ha cercato di riprendersi ma aveva ormai dato un quadro fin troppo crudo della realtà, quella che lui avrebbe il dovere di cambiare.

E’ innegabile che nel mondo del lavoro siano determinanti il contatto personale e le esperienze extra scolastiche, ed è giusto che sia così, ma è altrettanto vero che in qualunque modo la si guardi, non si possono sempre premiare "i figli di", "i nipoti di", o coloro che sono più propensi ad obbedire: in poche parole sempre gli stessi.

Non è un caso che Linkedin, il social network professionale, in Italia si utilizzi molto ma non come strumento per trovare lavoro. Nel 2016 l’azienda Decathlon fu molto criticata per l’utilizzo di una campagna pubblicitaria raffigurante un bambino in divisa scolastica che gioca a pallone, con un messaggio: “Lo faccio perché in campo non servono libri”, cioè non servono i libri per fare sport e quindi è meglio fare sport che leggere libri; in modo diseducativo si mettevano in competizione sport e cultura che invece non sono affatto antitetici.

La campagna di Decathlon è stata interrotta con tanto di scuse al seguito, Poletti invece non si è dimesso e non ha smesso di straparlare…

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