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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

IL PERSONAGGIO |Il messaggio d’amore di Gianluigi Venditti, il derviscio di Corso Vannucci. Dalla strada alla meditazione fino alla poesia

Il messaggio d’amore di Gianluigi Venditti, il derviscio di corso Vannucci. Dalla strada ai territori della meditazione e della poesia. Libero pensatore, istruttore di yoga, poeta e narratore, filosofo dell’amore e del dialogo. Personaggio picaresco, apparentemente stravagante. In realtà colto, portatore di saperi e sapori di filosofia orientale, autore di un mannello di libri che propone per strada ai passanti, a offerta libera. Capelli lunghissimi, mente profonda, corpo allenato alla danza e alla fisicità che si veste di meditazione. Vederlo roteare con gonna da derviscio (con o senza accompagnamento musicale) è uno spettacolo che attira gente di ogni età, dai bambini agli adulti. Anche perché il suo viso è sorridente, aperto, dialogante. Loquela raffinata e pensiero profondo. Stravagante sì, ma non superficiale.

Affigge ai portoni e ai discendenti di gronda (ne abbiamo visti nell’acropoli e vicino all’Arco Etrusco) i suoi volantini che lo ritraggono in foto o in disegno. Sotto sta scritto il suo verbo, improntato all’amore, all’apertura all’altro, facendo proprio il pensiero di Aldo Capitini: l’omnicrazia, il dialogo, l’apertura. Il suo vangelo, si riassume nella frase “andare verso gli altri”. E si chiede: “Cosa accade quando incontriamo l’altro?”. Dice: “Andare verso l’altro significa muoversi su territori di confine, dove sarebbe stato meglio non inoltrarsi”. Ma è un rischio da correre: se si sceglie di vivere di emozioni. Superando il muro di gomma dell’indifferenza. “L’altro è il nostro specchio”, sentenzia. Spesso abbiamo paura di rispecchiarci. E cita una frase di Lacan “Un uomo, quando incontra una donna, incontra la propria ora di verità”. L’archetipo della “Grande Madre” dovrebbe creare uno spazio mentale capace di trasformare il conflitto in dialogo.

Molti temono il confronto, perché preferiscono la piatta normalità dell’egoismo autocentrato. Fa riferimenti alla società “liquida” di Bauman: un mondo in cui le relazioni si liquefanno ancora prima di consolidarsi. Cosa potrà salvarci? La musica, la poesia, la meditazione, la scrittura. Dire un “noi” superando l’io
e il tu. “Accordare il proprio corpo astrale (anima) al corpo universale, alla verità cosmica”. Dice: “Stanno cercando di creare una realtà virtuale, illusoria, attraverso la tecnologia, per renderci schiavi e manipolarci”. Mi racconta succintamente la trama di un suo prossimo libro: una favola moderna con tanto di metamorfosi. Un bambino vende fazzoletti di carta alla Stazione Termini. Incontra una vecchietta che non ha soldi e glieli offre. Le dice: “Ti serviranno per asciugare le tue lacrime”. La donna è una creatura soprannaturale che trasforma i fazzoletti del ragazzo in libri. Libri d’amore, di dialogo, di confronto.

“È la mia storia”, dice Gianluigi. Che continua a fare su e giù per il corso, offrendo i suoi libri, pillole di amore, di poesia. È un illuso? Può essere. Ma non è l’illusione la molla che ci spinge, ogni giorno, ad alzarci dal letto per affrontare la giornata? Senza illusione si muore. E Gianluigi ce lo insegna, coi suoi capelli lunghi, il corpo esile e scattante, la gonna da derviscio. Per corso Vannucci. Onorando la vita. Per quello che vale.

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