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Cronaca

Pride Village, l'Omphalos snobba il Comune: "La locandina? Rimane dov'è"

L'Omphalos snobba la richiesta del Comune di Perugia: "Giusto per sgombrare il campo da ogni equivoco: la locandina rimane dov'è"

E invece no. L'Omphalos snobba la richiesta del Comune di Perugia: “Giusto per sgombrare il campo da ogni equivoco: la locandina rimane dov'è”.

Parole del presidente Stefano Bucaioni. La richiesta del sindaco Andrea Romizi di ritirare la locandina che ha portato gli animi dei “tifosi” bel oltre la soglia di ebollizione finisce nel vuoto. Nada. “Abbiamo ben spiegato il nostro punto di vista – scrive Bucaioni sul suo profilo Facebook - , che può piacere o meno. Il nostro obiettivo era ed è aprire una profonda riflessione sul tema di quest'anno e qualcosa mi dice che l'obiettivo è stato già centrato. Ora vi aspettiamo al Perugia Pride Village per parlarne e confrontarci”. 

E ancora, ma stavolta dalla nota ufficiale di Omphalos: "I nostri pride hanno il preciso scopo di rivendicare e portare in piazza ciò che la società ancora non vuole accettare, ponendo con forza temi e discussioni anche con metodi non convenzionali e provocatori. I nostri pride scandalizzano, irritano, destabilizzano. E lo fanno di proposito. E allora ecco che anche l’omofobia più nascosta, il pensiero discriminatorio che spesso si pensa di aver superato, viene smascherato con un po’ di trucco e uno scatto fotografico ben fatto. Ci si scandalizza alla percezione di qualcosa di sacro accostato a qualcosa che si ritiene sbagliato, non degno di rispetto. Dimostrando nei fatti che ciò che di sbagliato si vede sono semplicemente le nostre drag queen, le nostre persone transessuali, i gay, le lesbiche o le persone intersex. E così come per le vignette satiriche e provocatorie di Charlie Hebdo o per le raffigurazioni del Gesù migrante con la pelle nera".

In sintesi, sempre secondo Omphalos: "Tutte gabbie che si costruiscono attorno a ciò che viene ritenuto accettabile in nome di un credo religioso, obbligando l’intera società a conformarcisi. Viviamo in un paese che si dice laico, ma in cui l'opinione di un'istituzione religiosa è capofila di ogni telegiornale. Un paese in cui la discussione sui diritti umani deve passare attraverso un contraddittorio di persone che seminano odio in virtù di un credo. Un paese nelle cui scuole i simboli di culto sono difesi in nome della tradizione e di una storpiata libertà d’espressione, e rimangono lì, appesi, saldamente ancorati a quegli stessi muri che poi negano un’educazione rispettosa di tutte le differenze".


Insomma, niente da fare Palazzo dei Priori. La nota ufficiale non la prendono neanche in considerazione. Ma la domanda resta: è la Madonna o è una Drag Queen? 

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