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Cronaca

Banche ed Equitalia fanno più paura degli usurai: lo dice la Fondazione anti-Usura

Nella relazione di bilancio della Fondazione anti-usura emerge che la maggior parte dei richiedenti non è nella trappola degli usurai ma è caduto in disgrazia per via dei tassi variabili di mutui, finanziarie e le maggiorazioni (more) di Equitalia

Alla Fondazione anti-Usura dell'Umbria non si va perchè si è in mano agli usurai, ma perchè si è in balia di banche, società finanziarie ed Equitalia. Il dramma dei tassi "variabili" per cartelle esattoriali, prestiti, rate e mutui sono il vero dramma sociale dei nuovi "strozzati," che non riescono ad onorare gli impegni presi prima della grande crisi. Molti dei richiedenti di un aiuto da parte della Fondazione non sono mai ricorsi allo strozzino e quindi non sono rimasti int rappola dei tassi usurai illegali.

La trappola, invece, è quella delle istituzioni. L'analisi è stata fatta dal presidente Alberto Bellocchi della Fondazione Anti-Usura durante l'approvazione del bilancio dell'associazione.  "La quasi totalità dei richiedenti lamenta una situazione - si evince dalla relazione- economica negativa per rapporti con le banche e società finanziarie, affermando spesso l'esistenza di interessi tanto gravosi da rendere quasi impossibile di onorare il debito. Analogamente moltissimi denuncia pesanti pendenze con Equitalia. Il recupero dei crediti non tengono conto della reale capacità di rimborso dei soggetti perseguiti". 

Le richieste non arrivano più soltanto da imprenditori, commercianti e artigiani, ma sempre più spesso alla porta della Fondazione si affacciano direttamente anche lavoratori con stipendio fisso da 1200 euro al mese il cui coniuge è rimasto disoccupato. Inoltre emerge che sempre più donne - fino al 2011 erano una piccola minoranza - fanno richiesta per ottenere un prestito con le garanzie della Fondazione. Spesso sono madri con figli a carico che hanno perso il lavoro. Ma non mancano le donne che hanno intrapreso il difficile cammino dell'impresa privata anche per darsi una occupazione e speravano anche un reddito. "Occorre purtroppo rilevare che dal 25% del 2011 - ha spiegato il presidente Alberto Bellocchi -  siamo passati al 38% delle richieste da parte delle donne. E nel 2013, se continua questo trend, arriveremo al 50 per cento".

Ma c'è un dramma nel dramma nella relazione della Fondazione: in appena sei mesi del 2013 le richieste di intervento si aggirano intorno ai 7milioni di euro. A fronte di un potenziale budget di 600mila euro. Le casse della Fondazione sono quasi vuote dopo che lo Stato ha tagliato il fondo nazionale, molti dei soci - le associazione di categoria - non versano la quota e la stessa regione si trova a fronteggiare tagli. 

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