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Cronaca Foligno

Infiltrazioni mafiose in Umbria, arrestato pregiudicato campano: prestanomi, azienda svuotata e rapporti con i clan

Una complessa indagine del Gico della Guardia di Finanza ha portato agli arresti domiciliari un campano già condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso

Non aveva cambiato vita dopo la condanna subita in passato per essere uno uomo vicino ad un potente clan della Camorra. Il suo trasferimento a Foligno, dopo la sentenza, non aveva interrotto l'attività criminale e i rapporti con altri soggetti facenti parte, secondo il Gico della Guardia di Finanza, con mafia albanese e 'Ndrangheta. Le forze dell'ordine hanno indagato a lungo su un pregiudicato campano già condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso: intercettazioni telefoniche e ambientali. Il tutto nell'ambito dei controlli anti-infiltrazioni magiose in Umbria. 

L’indagato, che da diversi anni risiede a Foigno, è ritenuto responsabile di intestazione fittizia di beni, omessa comunicazione di variazioni patrimoniali e di false attestazioni all’Autorità Giudiziaria. Su di lui pesano gravi indizi per ritenere che "l’arrestato avesse intestato fittiziamente le quote di una società di autotrasporti, operante nel Folignate, ad un prestanome - anche tale ultimo indagato – del tutto privo di adeguate e autonome fonti di reddito".

Il pregiudicato campano, oltre ad aver depauperato il patrimonio dell’azienda sottraendo denaro, crediti e automezzi societari per un valore di circa 100mila euro, ha omesso, di comunicare alla Guardia di Finanza le variazioni del proprio patrimonio, come previsto dalla normativa antimafia. Non solo: l’arrestato ha continuato a frequentare persone di elevato spessore criminale, appartenenti a clan degli albanesi e della ‘ndrangheta.

Il campano ha falsificato anche un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con una società di edilizia per ottenere l’affidamento in prova al servizio sociale. Per tutte queste ipotesi di reato il pregiudicato è stato messo al momento agli arresti domiciliari.  "L’indagine - ribadiscono dal Gico - testimonia l’attenzione e il costante impegno delle Fiamme Gialle di Perugia per contrastare l’infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico umbro e scongiurare effetti distorsivi della libera concorrenza fra le imprese e di destabilizzazione dei mercati locali di beni e servizi".

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