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Cronaca

Frodano il Fisco per decine di milioni di euro, la Finanza smantella organizzazione internazionale

Otto arresti e sequestri a pioggia in tutta Italia: l'indagine è partita da un'azienda di Bastia. Ecco come aggiravano imposte e tasse

Dalle prime luci dell’alba di mercoledì 11 febbraio, al termine di un’indagine durata oltre due anni, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Perugia stanno dando esecuzione in Campania e Lombardia  ad 8 ordinanze di custodia cautelare nei confronti dei  componenti di un gruppo criminale responsabile di aver frodato l’Iva e le altre imposte societarie per decine di milioni di euro attraverso un vorticoso giro di fatture false che ha interessato 7 società italiane, 4 ungheresi, 1 romena e 1 svizzera.
 

Sono finiti in carcere G.M., imprenditore cinquantatreenne napoletano, operante da tempo nel settore del recupero dei rottami metallici; C.V., quarantasettenne, contabile e responsabile amministrativo del gruppo e I.P., cinquantenne, anch’egli partenopeo, commercialista ed ideatore dei sistemi di frode.
Insieme a loro sono finiti agli arresti domiciliari altri 5 soggetti, tutti prestanomi  messi a capo delle varie società coinvolte nella frode.

Agli arrestati la Procura della Repubblica di Perugia contesta l’associazione a delinquere aggravata finalizzata alla frode fiscale transnazionale. Contestata anche la responsabilità amministrativa per il  reato associativo commesso dagli amministratori nei confronti di 3 società italiane beneficiarie della frode.  E’ in corso di esecuzione anche il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei beni nella disponibilità degli arrestati fino alla soglia complessiva stabilita dal Gip di Perugia in oltre 42 milioni di euro e dei beni riconducibili alle 3 società beneficiarie per oltre 31 milioni di euro.

L’entità della frode è impressionante: individuate fatture false per oltre 160 milioni di euro, oltre 40 milioni di Iva evasa, oltre 85 milioni di base imponibile sottratta al fisco italiano, indebite compensazioni di imposte e contributi previdenziali con 3 milioni di crediti IVA inesistenti.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Perugia e svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Perugia e dal Servizio Antifrode dell’Agenzia delle Dogane del capoluogo umbro, hanno preso il via dall’esame della contabilità di una società di Bastia Umbra, prima con sede legale in Napoli.
Già i primi accertamenti, svolti anche con la collaborazione delle polizie doganali e tributarie d’oltralpe, hanno fatto emergere una serie di anomalie: documentazione di trasporto del prodotto irregolare, mancanza di strutture di stoccaggio idonee, assenza di personale tecnico, pagamenti tramite mere compensazioni finanziarie o cessioni di crediti dubbi, perfino false contestazioni sulla qualità delle merci o di macchinari per giustificare l’emissione di successive note di credito.
 

Scattano le perquisizioni: i sequestri documentali e informatici portano alla luce gli schemi dettagliati delle varie transazioni commerciali che avevano interessato diverse società, sia italiane che estere, nonché di acclarare il ruolo di meri prestanome degli amministratori di alcune delle imprese coinvolte nella frode.
 

Tutto era organizzato nel minimo dettaglio: l’organizzazione stampava in Italia anche le fatture delle società estere, tanto che nel computer di un indagato è stato trovato un software contabile in lingua ungherese. Nonostante i tentativi degli indagati di ostacolare i controlli in corso con occultamento doloso della contabilità e perfino con trasferimento all’estero della sede legale di una società, è stato comunque possibile ricostruire il disegno criminoso ed i ruoli dei vari personaggi, tutti associati in un’organizzazione criminale stabile che ha utilizzato numerose società, alcune di queste con il ruolo di mere “cartiere”, e che ha operato in Italia, Svizzera, Slovenia, Ungheria e Romania evadendo sistematicamente le imposte attraverso la creazione a tavolino di ingentissimi crediti Iva fittizi, poi utilizzati anche in compensazione per non versare neanche un euro di imposte dirette e di contributi previdenziali.

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