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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Corciano

Il perugino Enrico Vaime traccia un toccante ricordo dell'amico Paolo Villaggio

Enrico Vaime traccia un toccante ricordo di Paolo Villaggio. Al telefono. Al Corciano Festival qualcosa non deve aver funzionato. Contrariamente a quanto annunciato nel programma ufficiale, Enrico Vaime non è presente. Chiamato dall’amico cronista (“Enrico che fai? Ti aspettiamo a Corciano!”), cade dalle nuvole e tira giù una mezza parolaccia. Sicuramente un piccolo un malinteso. Sta di fatto che l’evento si fa comunque e va alla grande: a condurre, in sostituzione dell’autore di tanti libri su Perugia, c’è lo scrittore Giovanni Dozzini e, a parlare del comico, il musicista e narratore Gianluca Morozzi.

Il tema era “Fantozzi! Dai libri al cinema, dal cinema all’immaginario collettivo di una nazione”. I due scrittori analizzano temi e stilemi linguistici, propongono clip da vari film, se la cavano al meglio. Certo che il pubblico è deluso. Dozzini chiama al telefono Vaime, perugino del Borgo Bello, senza peli sulla lingua. Ma anche uomo di vasti interessi, con estese esperienze nel mondo artistico e letterario. Enrico, il “nostro” Enrico, riferisce sugli ardui inizi del Villaggio televisivo, imbranato e irriverente, surreale e grottesco.

Poi ne tratteggia il lato umano, ricordando i contatti costanti, tenuti sino alla fine. “Paolo – dice – era un uomo timidissimo, ma anche dall’intelligenza vivida e dalla cultura profonda. Erano noti i suoi rapporti con De Andrè” (per il quale scrisse le parole de “Il fannullone” e Carlo Martello”).

Villaggio era legato alla città del Grifo: Perugia Today lo ha ampiamente raccontato con un’intervista al professor Elmo Mannarino, a poche ore dalla morte dell’artista genovese. Personalmente ho ragione di credere che la scelta di Villaggio di curarsi, per oltre un ventennio,
presso il nosocomio perugino, non dovrebbe essere estranea al rapporto fecondo di lavoro e di amicizia che intrattenne col “nostro” Enrico.

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