Il Cardinale dedica il Natale ai bimbi e confida nelle giovani coppie ma non dimentica chi non ha un tetto o un lavoro
La celebrazione eucaristica della Notte di Natale nella cattedrale di San Lorenzo, l'omelia del porporato
Un Natale dedicato ai bambini ma anche a quei giovani che si sono uniti in matrimonio per mettere al mondo il futuro e il futuro passa attraverso nuove nascite. E' questo il pensiero finale riservato ai fedeli nella notte di Natale elaborato dal cardinale di Perugia Gualtiero Bassetti che come tradizione ha inserito il Bambinello nel presepe allestito nella cappella del Sant’Anello della cattedrale. In Umbria la popolazione invecchia sempre di più mentre i parti calano disperamente. Un inno alla vita perchè la nascita di Gesù il segno tangibe di una nuova rinascita, di una nuova.
Ma il Cardinale ha formulato gli auguri di buon Natale (nel segno della speranza) «a tutti i luoghi della sofferenza, dove manca il lavoro e la casa, dove vivono gli anziani, i malati e i detenuti. Sono tutti luoghi della sofferenza che non possiamo dimenticare mentre Dio è venuto sulla terra per esprimere a tutti il suo amore. Auguro un Natale fecondo, di bene, di gioia e di pace, perché c’è tanto bisogno di pace nel mondo. Auguro soprattutto un Natale dove si ritrovino gli affetti, perché viviamo in un individualismo che mi sconcerta e mi fa paura come pastore».
Ma il Cardinale ha lanciato ancora una volta un appello ai fedeli: accogliere chi ha bisogno. Come per la Sacra Famiglia di Nazareth, ha ricordato Bassetti, «non c’era posto nell’albergo, né in nessun altra casa, così oggi a chi cerca un alloggio, un lavoro, al giovane smarrito, arriva la risposta: “qui non c’è posto”. Non c’è posto nel mondo del lavoro, nelle stanze della politica, che rischia di ripiegarsi su se stessa, piuttosto che servire il bene comune, che è il bene di tutti. Non c’è posto per Lui, là dove si giocano i destini economici del mondo. C’è poco posto per Cristo nel mondo e c’è poco posto per i poveri. Non c’è posto per il Signore in tante case, perché per molti Dio è un inquilino scomodo».