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Cronaca

Documenti compromettenti nel doppio fondo dell'auto, due imprenditori scoperti e incastrati per bancarotta fraudolenta

I due avrebbero distrutto o nascosto i documenti contabili e distratto fondi e beni dal fallimento per non pagare i creditori

La documentazione che provava gli illeciti commessi nella gestione dell’azienda fallita era nascosta in un’auto sfuggita ai controlli del curatore fallimentare, ma non ad una pattuglia della Polizia stradale durante un controllo del traffico.

Così due imprenditori, difesi dagli avvocati Luca Pietrocola e Vincenzo Maria Maccarone, sono finiti davanti al giudice per l’udienza preliminare per aver distrutto o nascosto la documentazione aziendale e per bancarotta fraudolenta. Uno ha patteggiato due anni (con pena sospesa), mentre l’altro è stato rinviato a giudizio.

I due secondo la Procura di Perugia sarebbero stati, rispettivamente, l’amministratore unico e l’amministratore di fatto di una società ed entrambi “allo scopo di recare pregiudizio ai creditori, sottraevano o distruggevano i libri e le scritture contabili della società o li tenevano in guisa da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari della fallita; segnatamente non veniva consegnato al curatore alcun documento contabile e l’ultimo bilancio depositato”.

Parte di questa documentazione, però, veniva ritrovata nascosta in un doppio fondo, da una pattuglia della Polizia stradale durante un controllo stradale a centinaia di chilometri di distanza dalla regione in cui aveva sede la società, l’Umbria appunto.

Da quanto ricostruito dal curatore fallimentare i due avrebbero distratto dal bilancio “immobilizzazioni materiali” per oltre 22mila euro, cioè impianti e macchinari spariti nel nulla; rimanenze costituite da prodotti finiti e merci per 8mila euro, anche questi prodotti spariti; “disponibilità liquide” per 1.750 euro inserite in bilancio, ma non nel conto corrente dell’azienda.

Nei documenti trovati dalla Polizia stradale, invece, risultavano anche delle fatture per la vendita di oggetti e beni inseriti nel fallimento: 4.392 euro per la vendita di due macchine cambiamonete; 13.249 euro per la vendita di un gruppo elettrogeno; nulla si sa, invece, di 14 colli e 14 pallet di merce non identificata trasferiti ad Avellino e scomparsi.

Altri beni (un bancone da bar, tavoli rotondi, sedie in ferro e legno, divanetti marroni a tre posti, un frigorifero, un registratore di cassa, un lavandino, un retrobanco, pannelli retrobanco e un bancone da pasticceria) risultano venduti per 10.150 euro, ma mai pagati.

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