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Cronaca

Dipendente disabile licenziato dall'ospedale, dopo mesi di "battaglia" c'è l'accordo: indennizzo riconosciuto

L'uomo è affetto da una grave ipovendenza. Dopo mesi di trattative, arriva una piccola boccata d'ossigeno per l'ex dipendente

Si è conclusa con il riconoscimento di un indennizzo frutto di una transazione privata tra l’azienda ospedaliera e un dipendente disabile, licenziato nel 2016 a causa dell' impossibilità – da parte dell’ospedale - di assegnarlo a diverse mansioni. Dopo mesi di trattative e tentativi di conciliazione, le due parti hanno formalizzato l’accordo dinanzi alla Direzione Territoriale del Lavoro  e all’ex dipendente è stato riconosciuto un indennizzo che gli permetterà di avere un po’ di serenità.

Il legale del dipendente, l’avvocato Enrico Cozzari, nel portare avanti la trattativa aveva cercato di farlo riassumere ma purtroppo, a causa della sua grave malattia (un glaucoma esfoliativo) non sembrerebbero esserci stati più ruoli adatti alla sua condizione. Insomma, una situazione che se da un lato avrebbe visto l'azienda impossibilitata a riassumere il dipendente per ragioni di assegnazioni a mansioni a lui idonee, dall'altra, secondo l'avvocato, ci sarebbe stato un licenziamento “ingiusto”.

Tutto ha inizio nel 2013, quando l'uomo, un 50enne perugino, presenta la domanda di partecipazione per il bando ex l. 68/99 di assunzione nel concorso per 12 ausiliari specializzati. Dichiarato idoneo, pochi mesi dopo firma il contratto di lavoro con l'azienda. Proprio grazie al bando per persone con problemi di salute, che il 50enne può lavorare: da anni è purtroppo affetto da una grave patologia alla vista, una importante ipovedenza certificata che lo costringe anche a numerosi interventi chirurgici.

Intanto inizia il suo lavoro e viene assegnato al reparto di oncologia con mansioni semplici, come il cambio di biancheria, facchinaggio farmaci, e simili. Nell' aprile del 2014 viene trasferito in ortopedia per la pulizia degli strumenti della sala operatoria, ma con l'aggravarsi della malattia, certificata da una visita medica che stabilisce la sua assegnazione a mansioni che non comportino sforzo visivo, viene assegnato al centralino.

Purtroppo però questo trasferimento non risulterà idoneo alla sua situazione di salute, trattandosi di centralini con l'ausilio di schermi visivi. Nel novembre del 2015, l'avvocato del dipendente scriverà  una diffida per far assegnare il cliente ad altre mansioni: "Mi risposero che non c’erano mansioni adatte”- spiega il legale. Dopo mesi di "battaglia" e un ricorso in tribunale, la vicenda si è potuta chiudere abbandonando, di fatto, il giudizio per intervenuta transazione.

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