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Cronaca

Le altre vacanze: servire, aiutare e amare chi soffre in Umbria, Kosovo e Malawi

Anche la Carità va in vacanza in diocesi e all’estero, nelle opere segno e nelle missioni, per vivere l’esperienza dei “Campi estivi di volontariato” che «ti lasciano qualcosa dentro». Ecco dove fare il volontario per la Chiesa

C'è vacanza e vacanza. C'è quella in mare o in montagna con gli amici e c'è anche quella dove sfruttando le ferie a disposizione o lo stop agli studi ci si può dedicare completamente agli altri, ai bisognosi, anziani e disperati. Sia in Umbria che in zone come il Kosovo, il Malawi. Una grande opportunità che la Caritas e la Chiesa perugina mettono a disposizione di tutti: dai giovanissimi alle famiglie intere. Si parte dal primo luglio a settembre (in alcuni casi fino all’inizio di ottobre) con l'obiettivo di aiutare nelle missioni e nelle case d'accoglienza o di cura. Tutte loro apriranno le porte a quanti vorranno prestare servizio per offrire un contributo concreto, ma anche ricevere tanto in termini di affetto e condivisione, dagli ospiti abituali di queste strutture.

Dedicato alle famiglie, che provengono anche da fuori regione, è l’esperienza dei “Campi di volontariato” nella comunità di vita “Il Casolare” in Sanfatucchio di Castiglione del Lago. In questa realtà, dove soggiornano durante l’anno circa cinquanta persone, saranno accolte ad agosto famiglie da tutta Italia per riflettere sul tema dell’educazione dei figli, facendo anche una forte esperienza di condivisione.

Un’altra realtà sempre disponibile all’accoglienza di quanti vogliano prodigarsi nella carità, è il “Villaggio Santa Caterina” in Solfagnano di Perugia. Si tratta di un centro che accoglie persone anziane con difficoltà socio economiche. Grazie alla costituzione negli anni passati dell’associazione “Santa Caterina Onlus”, sarà possibile prestare servizio per gli ospiti della comunità nel periodo estivo.

Da gennaio 2014 è sorto nel capoluogo umbro (zona via Cortonese) il “Villaggio della Carità - Sorella Provvidenza”, sede della Caritas diocesana e dell’“Emporio della Solidarietà”, dove alcune centinaia di famiglie nel bisogno ricevono beni di prima necessità come in un supermercato. Infine, come avviene da oltre una quindicina d’anni, c’è la possibilità di recarsi in Kosovo, tra luglio e settembre, presso il “Campo-Missione” della Caritas Umbria, in località Radullac, nel Distretto di Klina. Anche in Malawi, nella Diocesi di Zomba, prosegue l’esperienza di volontariato presso la struttura di accoglienza “Casa Perugia” e nelle opere realizzate dal rapporto di gemellaggio avviato da più di venti anni dall’Associazione perugina “Amici del Malawi Onlus” con la comunità diocesana malawiana.

«Come tutto l’anno non cambia la presenza di volontari che prestano servizio stabilmente nelle nostre opere segno – ha affermato la direttrice della Caritas, Daniela Monni, intervistata ai microfoni della trasmissione “Gocce di Carità” di Umbria Radio –. Penso solo all’“Emporio della Solidarietà”, dove si alternano una sessantina di persone, senza le quali l’“Emporio” non potrebbe esistere. Non c’è una vera stagionalità del volontariato. Poi ci sono esperienze particolari come il “Campo famiglie” promosso da “Il Casolare”».

Ma l’iniziativa-esperienza più significativa, che è proposta per il secondo anno consecutivo in collaborazione con la Pastorale diocesana Giovanile, è quella che vivranno due gruppi formati ciascuno da una dozzina di ragazzi, seguiti da don Francesco Verzini e don Marco Cappellato, che si sono preparati con una serie di incontri durante l’anno per recarsi nelle opere segno e missioni in Kosovo (tra agosto e settembre) e in Malawi (tra settembre e ottobre).

«Al ritorno da queste esperienze – ha auspicato Daniela Monni – ci sia la decisione di prendere un impegno nella vita quotidiana, non necessariamente legato alla Caritas, ma certamente al servizio della comunità. E’ questo il senso di queste esperienze. Chi ritorna da un “Campo estivo di volontariato”, presso un’opera segno, ha delle reazioni variegate: ci sono persone che hanno fatto delle scelte di vita vocazionali e c’è chi, invece, sceglie di prendere un piccolo impegno nella propria parrocchia o collegato a qualche realtà di servizio. In ogni caso sono esperienze che ti lasciano qualcosa dentro».

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