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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

IL DIBATTITO Fine vita e diritto di scegliere, parla il papà di Luana e le analisi dei medici sulle patologie-prigioni

La regolamentazione del "fine vita" è stata affrontata in un ben dibattito, promosso Uil Umbria, a palazzo Trinci di Foligno

Decidere del proprio futuro anche quando viene meno la parola, il pensiero, la lucidità. E per futuro si intende molto semplicemente: rimanere in vitta seppur senza nessuna speranza di cura e salvezza o andare incontro alla morte sospendendo la dipendenza da macchinari e farmaci. La regolamentazione del "fine vita" è stata affrontata in un ben dibattito, promosso Uil Umbria, a palazzo Trinci di Foligno, e al quale ha partecipato, portando la sua esperienza personale, dalla quale è nata una battaglia etica e civile, Beppino Englaro, presidente dell’associazione Per Eluana. Con lui al tavolo, nell’incontro coordinato dal giornalista Lucio Tiberi, Claudio Bendini, segretario  generale di Uil Umbria, Cecilia Cristofori, docente di Sociologia generale al dipartimento di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Perugia, e Mauro Zampolini, direttore del Dipartimento di riabilitazione della Usl Umbria 2. 

"Oggi è un’occasione di approfondimento anche in virtù del fatto che prima o poi ci sarà una legge su questa materia”. Così ha aperto i lavori Claudio Bendini, segretario  generale di Uil Umbria, che si augura quanto prima l'approvazionedi di una niormativa sul biotestamento e sul fine vita è in questo momento in Senato dopo il via libera della Camera.

IL PAPA' DI LUANA RACCONTA LA SUA STORIA: “La legge ha un’impostazione molto valida perché è allineata alla sentenza della Cassazione e a quella del Consiglio di Stato. È importantissimo non trovarsi scoperti per quanto riguarda cosa si vuole o non si vuole una volta che non si è più capaci di intendere e di volere. La vicenda di Eluana è emblematica: sebbene lei si era espressa e noi conoscevamo la sua volontà nello specifico, abbiamo visto tutte le difficoltà a cui siamo andati incontro per la situazione culturale del Paese”. La battaglia della famiglia, durata oltre 17 anni, è stata infatti per l’interruzione delle cure per la donna in stato vegetativo. 

 “Chiamarsi fuori da queste disposizioni anticipate di trattamento, ora per allora, è molto pericoloso. Nel gennaio del 1992 ho trovato il deserto per quanto concerne questa libertà e questo diritto fondamentale. I cambiamenti culturali hanno i loro tempi. Oggi veramente si può dire che in Italia l’opinione pubblica è bene informata e ha costretto il Parlamento a legiferare”. 

IL MEDICO: LA SLA E LA SCLEROSI SONO DELLE PRIGIONI - A spiegare la complessità del tema e le diverse situazione di fronte alle quali ci si può trovare dal punto di vista clinico, il dottor Zampolini. “Da un punto di vista medico – ha detto Zampolini – dobbiamo distinguere diverse condizioni. Quella oncologica di persone con un tumore in fase terminale che purtroppo avrà un esito negativo. In questo caso c’è un diritto alla palliazione, ad avere meno sofferenza possibile e arrivare al fine vita in maniera decente da un punto di vista del dolore e del vissuto. Abbiamo altre condizioni come quelle neurologiche, per esempio, della sclerosi laterale amiotrofica, dove attraverso una diminuzione progressiva della forza muscolare la persona rimane capace di intendere e di volere ma imprigionata nel proprio corpo. Qui c’è una dimensione etica sull’interruzione eventuale della condizione e questo ha generato molte discussioni anche a livello nazionale. Una terza condizione è quella degli stati vegetativi, per cui la persona a un certo punto esce dal coma, apparentemente si sveglia, però non si relaziona con il mondo esterno, non può esprimere nessun tipo di opinione e qui si pone il problema di quanto spingere l’accanimento terapeutico”.

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