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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

L'INVIATO CITTADINO Il degrado e la Fonte Piscinello: salvarla per "salvare" una testimonianza medievale

Rispondiamo alla curiosità di alcuni lettori, a seguito del servizio sulla Fonte del Piscinello. È uno dei più bei reperti della Perugia medievale

Rispondiamo alla curiosità di alcuni lettori, a seguito del servizio sulla Fonte del Piscinello. È uno dei più bei reperti della Perugia medievale: quella fonte, collocata nel toponimo Piscinello, la cui denominazione richiama un luogo ricco d’acqua di vena e di scolo. [La radice è quella del verbo perugino “piscià” che, in questo caso, indica lo scorrere di un rivolo d’acqua. Si chiamava “piscinello” anche la “zainella” della stalla sulla quale defluiva l’orina dei bovini].

A questa Fonte confluiscono una serie di cunicoli – che scendono dalla zona di San Francesco al Prato – appositamente realizzati per drenare le acque sotterranee che minavano la stabilità del complesso conventuale, primitiva sede della comunità francescana e dello Studium Generale. Li fece scavare anche Braccio durante la sua signoria, per frenare gli smottamenti del terreno in argilla e arenaria, molto instabile. C’è chi dice che arrivi qui anche il “sopravanzo” (ossia l’acqua di sfioro) della Fontana Maggiore.

Una cisterna laterale, posta all’interno della proprietà Signorini, raccoglie queste acque torbide. Una lapide – malamente ripassata con la vernice nera – ammonisce: “Immondezze qui non si gettino, né si lavi alcun drappo. Veglia la legge”. A ricordarci ritualmente che, fin dall’antico, le guardie comunali comminavano punizioni, in multe e frustate, a quanti vi gettassero sporcizia e approfittassero della fonte per lavare se stessi, i panni o, peggio, per abbeverare animali (stesso divieto vigeva, negli Statuti comunali, riguardo alla Fontana Maggiore).

Secondo un’altra ipotesi, oltre che allo scolare dell’acqua, il toponimo Piscinello potrebbe legarsi al rivolo di sangue che sarebbe scorso per effetto degli scontri tra le opposte fazioni nobiliari di Oddi e Baglioni nell’area soprastante (da qui l’alone vagamente jettatorio attribuito alla zona). Ricordiamo un particolare, fornitoci dall’architetto Giovanna Signorini, la quale ricorda come la sua famiglia sia particolarmente affezionata alla fonte, di proprietà comunale, ma cara a tutti loro (peraltro la notizia era finora inedita). Giovanna ricorda che furono suo nonno materno – il grande architetto perugino Giuseppe Frenguelli – e suo padre Bruno a piazzare le due vasche e a murare i due “docci” dai quali sgorga copiosa l’acqua in ogni stagione. 

“Le recuperarono – dice – da non so dove, e le piazzarono sul posto, ma l’accostamento risulta efficace, pur non trattandosi di materiali coevi”. A proposito del budello, visionato dallo stesso cronista (foto), ci spiegarono tempo fa l’esperta Silvia Sigali e Andrea Gobbi di Umbria Exploring: “Il cunicolo si protende per una settantina di metri per poi biforcarsi, giungendo, a ritroso, fin sotto San Francesco al Prato. Un secondo ingresso si trova a Porta Conca, sotto l’ex mattatoio comunale (oggi sede di Giurisprudenza, ndr). All’interno si rilevano bellissime concrezioni calcaree, stalattiti e stalagmiti”.

Dato che il restauro della Fonte è previsto nell’ambito dell’Art Bonus, si segnala la necessità di affiggere una tabella che indichi la non potabilità dell’acqua. Qualche forestiero, o perugino poco informato, potrebbe berla, ricevendone qualche danno.
           ».

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