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Cronaca

Da imputata a vittima, l'avvocato di turno scopre le prove dell'innocenza della dipendente infedele

La donna è accusata di aver rubato i soldi dalla cassa aziendale, ma dal fascicolo emergono testimonianze discordanti e fotografie che scagionano l'imputata

Fotografata mentre prende i soldi dal cassetto del registratore di cassa della ditta per cui lavora e li mette nella borsetta, facendoli sparire. E viene processata come dipendente infedele, quasi condannata.

Scriviamo quasi proprio perché all’ultima udienza utile, dopo la rinuncia al mandato dell’avvocato e l’assegnazione da parte del giudice di un sostituto d’udienza nel legale Angelo Lonero, il processo ha vissuto un colpo di scena degno di una fiction giudiziaria.

Per l’avvocato già nei documenti presenti nel fascicolo e dalle trascrizioni delle testimonianze sarebbero presenti delle incongruenze. Ad esempio non ci sarebbero testimoni, oltre le foto, dei furti; ma proprio in una foto che attesta il furto c’è anche una donna, la responsabile dell’ufficio, che sta parlando con la presunta ladra. Da qui ad approfondire con l’imputata il passo è d’obbligo.

Ed emerge una storia di presunti abusi sul posto di lavoro. Secondo l’imputata i soldi venivano prelevati dal cassetto del registratore di cassa proprio su ordine del titolare. Soldi pagati in nero, senza ricevuta o scontrino, che venivano subito portati al money transfer accanto per poi essere versati su un conto in centro Africa, dove sarebbe in costruzione un resort intestato proprio al titolare dell’azienda.

I versamenti sono stati confermati dall’addetta del servizio di trasferimento di denaro e dagli accertamenti della Guardia di finanza.

L’installazione delle telecamere e la denuncia per furto sarebbero la conseguenza della decisione dell’imputata di non ridare indietro la tredicesima e la quattordicesima al datore di lavoro.

Una svolta che il giudice ha deciso di verificare richiamando a testimoniare dipendenti e datore di lavoro.

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