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Cronaca

Cancellato il Centro Universitario Teatrale di Perugia: 53 anni di storia spazzati via

Al Cut sono venuti i più grandi Maestri di Teatro: Ronconi, Fo, Barba… Insomma: il più e il meglio del milieu teatrale nazionale

“Inaudito. È una vergogna: non si cancellano così 53 anni di storia della cultura cittadina”. Hanno chiuso il Cut: non è una boutade, anche se la notizia assume la tragica connotazione degli eventi incredibili ed è così assurda da parere inventata.

“Vox populi, vox dei” si diceva un tempo. Ma il “popolo” perugino non ha ancora ben recepito la gravità della questione. Altrimenti farebbe le barricate. Quelli che lo sanno sono incavolati neri.

I fatti. Fondato nel 1963, il CUT (Centro universitario teatrale) è stata una delle realtà artistiche e culturali eminenti della Vetusta, tanto da rappresentare il nostro Paese nei più qualificati contesti di stage teorico-pratici e performance internazionali. Al Cut sono venuti i più grandi Maestri di Teatro: Ronconi, Fo, Barba… Insomma: il più e il meglio del milieu teatrale nazionale. Vi insegnarono, tra gli altri, personaggi peruginissimi come il compianto Sergio Ragni e Giampiero Frondini che esportò le sue pantomime nell’orbe terraqueo.

Dal Cut sono usciti Valter Corelli e Bolo Rossini, ma anche Caterina Fiocchetti e Giulia Zeetti, tanto per citare i più giovani.

Il meglio del professionismo teatrale si è formato lì. Ma ora la continuità si rompe: d’ora in poi, i giovani talenti non si formano più, non serve. Ci pensò Venanzio Nocchi a lanciare quella scuola in grande stile e a nominare Direttore, nel 1985, Roberto Ruggieri, che ha ricoperto quel ruolo con onore e competenza fino al 2016. Già direttore fondatore e regista del Teatro Studio 3 di Perugia, Ruggieri è riconosciuto Maestro di pedagogia e di formazione teatrale. Ha operato fino allo scorso autunno, quando tutto è stato congelato.

Così, dopo l’ultimo saggio (più che strepitoso), si chiudono i rubinetti dei pur modesti finanziamenti. Sembra che la formazione professionale sia destinata a perdersi nel limbo delle fumosità, delle buone intenzioni e delle pessime decisioni. Perugia, l’Umbria, e la politica che esprime queste scelte, dovrebbero vergognarsi di aver ucciso un istituto di alta formazione: l’accademia perugina degli  attori, ammirata e invidiata. Si deve alla riservatezza e al dignitoso riserbo di Roberto Ruggieri se la notizia è fin qui rimasta sotto traccia. Ma i tempi sono maturi perché l’omicidio culturale venga stigmatizzato a dovere. A giorni se ne sentirà parlare nelle sale delle massime rappresentanze politiche. Anche di quelle che, alla parola cultura, storcono la bocca per il disgusto.

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