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Cronaca

Rifiuti, nasce il coordinamento delle associazioni anti-bruciatore

Oltre 30 associazioni di tutto il territorio regionale si sono unite in vista del 2013 l'anno x della chiusura del ciclo dei rifiuti. Ecco la loro proposta con tanto di elaborazione dei dati umbri

Il 2013 dovrebbe essere l'anno del lancio del termovalorizzatore a Perugia, come previsto dal Piano regolatore. O in alternativa, dato l'incertezza sui tempi, la sede e i costi del bruciatore, l'approvazione regionale per mandare i rifiuti indifferenziati nelle fornaci delle cementerie di Gubbio e Spoleto.

Uno scenario imminente, qualunque esso sia, ha fatto fare uno scatto di qualità alle associazioni territoriali che da anni invece sono contrari, per motivi di tutela della salute, al bruciare i rifiuti, proponendo la formula ampiamente sperimentata con risultati positivi "rifiuti zero".

Il passo avanti consiste nella nascita di un coordinamento regionale in grado di rendere ancora più forte la pressione nei confronti delle istituzioni, Regione in primis, anche per avviare una partecipazione popolare sulla chiusura del ciclo dei rifiuti che ad oggi ancora non è stata portata avanti. Ma non c'è solo la proposta "rifiuti zero" dato che nel programma del coordinamento si chiede, nel rispetto del referendum 12 e 13 giugno 2011, che un bene pubblico come i rifiuti devono essere gestiti non da una società pubblico-privata ma prettamente pubblica sotto il controllo dei cittadini. 
 
Il coordinamento non vuole essere accusato di essere soltanto un luogo del "no" e per questo ha formulato, partendo con dati umbri, due ipotesi di come evitare il trattamento termico, andando anche verso una chiusura delle discariche in dolore.  La prima ipotesi del coordinamento parte dal dato umbro reale del totale dei rifiuti urbani (514 tonnellate annue): portare la raccolta differenziata porta a porta all'80 per cento in tutti i comuni (obbligando i cittadini con sanzioni per chi sgarra e premiare con tariffa più leggera chi invece si attiene alle regole) per un totale di 437tonnellate trattate; le restanti 77 tonnellate dovranno essere passate al vaglio di nuovi macchinari di stabilizzazione biologica in grado di differenziare ancora ciò che è possibile, recuperando ulteriori 31000 tonnellate. Il resto di 46 tonnllate può tranquillamente finire in discarica che a quel punto possono durare ancora per decenni data l'esiguità del rimanente.
 
Le 46 tonnellate, secondo il coordinamento, saranno molte di meno rispetto alle scorie prodotte da un inceneritore. In più con le materie prime riciclate si possono creare dei nuovi di lavoro specifici. La seconda ipotesi si avvicina ai parametri del Piano regionale dei rifiuti, fatta eccezione per l'istituzione di un termovalorizzatore: raccolta differenziata al 65 per cento, sempre trattamento del restante 35 per cento con i macchinari differenziatori e il restante parte in discarica e l'altro invece con il sistema "Verdelago" che permette di produrre con i rifiuti materiali edili o stradali. 
 
Progetti concreti a cui non vogliono rinunciare i civici anti-termovalorizzatore che a domanda diretta non escludono persino un ricorso ad una raccolta popolare per istituire un referendum per evitare il trattamento termico e obbligare la Regione a puntare tutto sulla differenziata che ad oggi in Umbria è appena a quota 38 per cento; nettamento in ritardo rispetto ai parametri previsti che indicano quota 65 per cento.
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