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Cronaca

Conto corrente svuotato con una frode telematica, Poste Italiane condannata a risarcire il cliente

La vittima era stata truffata con una mail fasulla che rimandava ad un sito simile a quello dell'ente. Per il giudice non è stata garantita la sicurezza dei dati personali

Vittima di phishing fa causa a Poste Italiane e vince, ottenendo il rimborso delle somme sottratte dal conto corrente, gli interessi di un mutuo che ha dovuto sottoscrivere per ottenere la liquidità di cui aveva bisogno e il pagamento del danno morale.

L’uomo, assistito dall’avvocato Andrea Bellachioma, aveva stipulato un contratto di conto corrente con il servizio “Banco Posta on-line” per le operazioni internet. Dopo qualche giorno scopre che sono state effettuate due operazioni bancari a favore di due perfetti sconosciuti e mai ordinati dal titolare del conto corrente. L’ammontare delle operazioni è di 15mila euro.

Il cliente chiede spiegazioni alle Poste e scopre di essere stato vittima di una frode informatica, in particolare quella conosciuta come phishing. La vittima, avrebbe ricevuto una mail con tutti gli elementi riconducibili a Poste Italiane e contenente un link da cliccare per visitare una pagina dove inserire le proprie credenziali.

Il sito è fasullo, serve e a rubare proprio le credenziali per poter entrare nel conto corrente della vittima. L’uomo, però, afferma di aver visitato il sito, ma “senza eseguire operazioni e dunque senza digitare anche i cd. codici dispositivi”. Da qui la citazione civile per responsabilità delle Poste Italiane.

Poste Italiane si costitutiva in giudizio e “contestava la propria responsabilità, riconducendo l’accaduto esclusivamente ala condotta illecita dei truffatori e alla inavvedutezza del correntista” eccependo anche “che era stato espressamente prevista in contratto che il correntista era l’unico responsabile dell’uso degli strumenti operativi informatici e dei flussi elettronici”. L’ente attestava anche la presenza nel sito degli avvisi relativi alle truffe telematiche.

Il giudice civile ha ritenuto, invece, la responsabilità di Poste Italiane in relazione alle operazioni effettuate dai due truffatori essendo tenuto a garantire la sicurezza dei dati personali dei propri clienti. E non vi è prova dell’adozione delle misure idonee per evitare il raggiro.

Per il magistrato, infine, anche il sistema di sicurezza utilizzato all’epoca non era dei più adatti a quel tipo di operazioni. Da qui la condanna in sede civili a risarcire il clienti vittima della truffa telematica con la rivalutazione degli interessi e al ristoro degli interessi sul mutuo che la vittima aveva dovuto sottoscrivere dopo aver perso i risparmi conservati nel conto corrente.

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