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Cronaca Pian di Massiano

"Sono una belva, qualcuno è stato scorretto": Santopadre carica a testa bassa

Le parole del presidente del Perugia dopo la notizia delle indagini sulle sue aziende: "Si è trattato solo di un'ispezione"

"Sono qui in prima persona per rassicurare tutti". Inizia così la conferenza stampa del presidente del Perugia Calcio Massimiliano Santopadre, intervenuto per dire la sua dopo quanto riportato questo mattina dal quotidiano “Il Tempo”, secondo cui l’imprenditore romano sarebbe indagato per reati finanziari.

Parola al “pres” – Dopo la lettura del comunicato, già pubblicato qualche ora prima sul sito internet della squadra, Santopadre passa alle spiegazioni: “La mia azienda d’abbigliamento è incorsa in una verifica fiscale e ovviamente sono andati a vedere tutte le aziende di cui io sono amministratore. Non so perché si parli di prestanome, io ho tre aziende e sono tutte a mio nome: il Perugia, la società d’abbigliamento e una immobiliare. Sono qui – spiega il patron biancorosso – perché purtroppo accadono delle vicende che possono dividerci, l'anno scorso abbiamo vissuto momenti difficili per via dell'allenatore, in questo a causa del presidente”.

Collaborazione e trasparenza – C'è un'ispezione e noi collaboreremo, stiamo fornendo tutto il necessario alla Guardia di Finanza e alla magistratura. Andiamoci cauti a parlare di fatture false, perché facciamo del male alla nostra società. Ora penso solo a fare una squadra dignitosa, a me interessa questo”. “Non andiamo ad inficiare il Perugia calcio che è altra cosa dalla Akim (l’azienda che controlla la Frankie Garage). La gente si è allarmata così come le istituzioni e lo capisco, ma io dico di stare tranquilli, sono qui e l’attività calcistica proseguirà senza problemi”. Il presidente aggiunge: “Per evadere 90 milioni significa averne fatturati 1000. Magari, ma non è così”. Nel già citato articolo “si parla di acquisizioni di calciatori con quei soldi. Bene, io in 6 anni non ho acquistato nessuno”.

Contrattacco – Dopo le spiegazioni Santopadre passa al contrattacco: “Non è un caso che questo affare sia venuto fuori nella settimana delle iscrizioni delle squadre ai vari campionati, ma non voglio difendermi con queste cose, sarebbe troppo facile. Qualcuno sa e a questo qualcuno voglio dire che non è corretto”. “Ho lavorato quasi 30 anni in un mercato, mi sono alzato alle 5 di mattina per raggiungere un obiettivo, perché sono sempre stato ambizioso. Do fastidio perché sono rigido con me stesso. Mi vuole bene il popolo, perché sono del popolo e non faccio parte di altri discorsi. Non perché sono saccente, ma perché non ne sento il bisogno”. E chiosa: “Cerco di far quadrare l’autofinanziamento di questa società e c’è un motivo. Le società non vanno più bene come una volta e non ho il coraggio di licenziare un dipendente per poi acquistare il giorno dopo un calciatore a 1 milione di euro. Non ce la faccio. Voglio andare in serie A, ma in base alle mie possibilità, chi mi ha vissuto a Perugia e a Roma sa come ho gestito il Grifo e le mie aziende”.

Santopadre si scusa per lo sfogo ma spiega: “Ho le spalle larghe, ma ho dei figli e delle persone che mi vogliono bene e alcune volte è dura, è pesante dover render conto di queste vicende”. E il Grifo a livello tributario è sempre stato a posto: “Solo il Perugia calcio quest'anno ha pagato 2 milioni e 700mila euro di imposte. Io non vado via, poi se ci fossero perugini, italiani, americani, francesi, sceicchi, malesi interessati sono qui a sentire le proposte, ma voglio vederli in faccia per capire chi ho di fronte. Se invece c’è solo invidia e gelosia, allora va bene, però non mi tirassero il colpo basso. Se non ve la sentite non rompete i coglioni. E se per qualche motivo quest’anno andiamo in A, vi avverto 12 mesi prima, questa gente allo stadio non entra più. Sparate tutte le cartucce ora, perché avete scatenato una belva e starò 300 giorni dentro allo spogliatoio perché voglio che tutti sputino il sangue, io voglio vincere”.

Delusione – Santopadre non nasconde il proprio rammarico: “Mi dispiace che oggi Banca Etruria mi è venuta a chiedere conto della fideiussione completamente coperta per l’iscrizione al campionato. Mi ha fatto molto male, specialmente perché è una banca che vive con i soldi dei perugini, ma voglio essere corretto. Mi hanno chiesto tempo fino a domattina per capire e io ho risposto che va bene, l’importante è che non mi facciano perdere tempo”. Il presidente rincara la dose: “Un’altra cosa che mi ha fatto male è vedere che immediatamente c’è gente che comincia a voltare le spalle. L’unica cosa positiva è che da questa vicenda capirò chi sta con me e chi no”. Perché la Procura di Rieti? “Non lo so con certezza. Con Rieti non c'è nessun collegamento, credo sia un fatto di smistamento di lavoro tra le varie procure laziali. Tempistica sospetta? Il Perugia non credo dia fastidio a nessuno, forse Santopadre sì. Comunque chi ha scritto quelle cose è partito da un dato di verità, l’ispezione della GdF c’è stata, però dopo l’hanno girata come volevano loro. Ma come si fa a scrivere che ho utilizzato quei soldi per comprare dei calciatori all’estero se non ho mai acquistato un cartellino?” Un’ultima battuta proprio sull’articolo: “Temo che qualcuno gli abbia passato qualche ‘velina’. Il calcio dà visibilità e posso aver dato fastidio a qualcuno”.

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