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Cronaca Città di Castello

Spedito in carcere dopo l'etilometro nel 2009: non era né recidivo né aveva provocato incidenti

Un caso molto particolare e difficile da capire si è verificato a Città di Castello: operaio, trovato positivo all'alcoltest quattro anni fa, è stato condannato e portato in carcere per scontare la pena di 40 giorni. Ma non aveva precedenti nè era recidivo...

Niente pena sospesa. Niente servizi sociali come previsto dalla legge per riabilitarsi. Ma 40 giorni in carcere a Capanne insieme a spacciatori, molestatori, ladri e violenti. E tutto questo perchè nel 2009 era incappato, lui un operaio edile di 48 anni, in un normalissimo controllo anti-alcol sulle strade dell'Altotevere. L'etilometro, come accade a tanti, aveva segnato valori superiori al consentito. Da quel momento sono scattati sospensione della patente e sequestro dell'auto per via di una notte passata con gli amici.

Ma il peggio per il lavoratore doveva venire: dal processo alla sentenza il passo è breve anche se ci sono voluti quattro anni. Condanna a 40 giorni di carcere - come da legge - e 700 euro di multa. Ma clamorosamente qualcosa non funzione: invece della sospensione della pena e l'affidamento per il relativo tempo di condanna ai servizi sociali - sono mille le convenzioni attuate per questi casi - parte l'ordine dal Tribunale di incarcerazione che devono eseguire i carabinieri di Città di Castello. E così l'operaio edile si è trovato in carcere. Neanche i domiciliari. Proprio dietro le sbarre.

E tutto questo quando - come verificato da Perugiatoday tramite la Compagnia dei Carabinieri di Città di Castello - l'uomo non era recidivo in fatto di guida in stato ebbrezza e non aveva provocato nessun incidente: né mortale né minimale. Dunque in prigione insieme a criminali veri e incalliti. A memoria di carabinieri non si ricorda un procedimento del genere nonostante si ritiri 4 patenti al giorno. Che cosa non ha funzionato? Probabilmente non è stata chiesta la sospensione della pena e l'affidamento ai servizi sociali. Se così fosse comunque appare enorme lo stesso il fatto che non siano stati concessi neanche i domiciliari. Basti pensare a quel boss dello spaccio della droga di Perugia che ad agosto si era messo a tirare bottiglie contro le persone in pieno Corso Vannucci: lui è denunciato a piede libero dopo il processo per direttissima. Qualcosa forse non quadra al di là delle potenziali colpe di una difesa in aula.

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