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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Castello svuotato di tutto alla morte del proprietario, l'erede ritrova i mobili su internet e denuncia

Un collaboratore dell'anziano padrone del maniero sotto processo per appropriazione indebita dei beni

Il castello con vista Trasimeno svuotato di tutto in una notte, prima che arrivi l’erede dell’anziano zio a fare l’inventario. Mobili, quadri e suppellettili ricompaiono all’improvviso nella pagina Facebook di un rigattiere. E scatta la denuncia per appropriazione indebita.

L’imputato, difeso dall’avvocato Giuseppe Innamorati, oltre che commerciante di antiquariato, era stato anche collaboratore del proprietario del castello, tanto da risultare ancora amministratore delegato di una società con sede all’estero, di fatto proprietaria dell’immobile.

Il proprietario del castello, a sua volta, era solo residente nell’immobile, in quanto era di proprietà di una società con sede negli Stati Uniti, venduto ad un’altra società con sede in Svizzera. L’anziano era amministratore delegato della prima e presidente della seconda. Unico erede di questa fortuna un solo nipote. Anche se dopo la morte dello zio si scoprirà che la fortuna era svanita nel nulla, da tempo.

Alla morte del parente, infatti, il castello era finito nella procedura fallimentare e messo all’asta per il fallimento della società. Solo il castello e non quello che vi era all’interno. Il nipote aveva accettato l’eredità con il beneficio d’inventario. Nel corso di un primo sopralluogo venivano scattate 321 fotografie che testimoniavano lo stato dell’ingresso, delle camere, della cucina, della torre con guglia, delle rimesse. In ogni foto c’erano mobili, arredi, quadri, statue, oggetti vari, posateria e bicchieri. Nella procedura fallimentare veniva emanato anche un ordine di rilascio dell’immobile dell’attuale imputato (viveva con l’anziano socio-datore di lavoro).

Quando l’erede si era ripresentato per stilare l’inventario con il legale e il curatore fallimentare, però, aveva trovato il castello completamente vuoto. Rimanevano solo mura, porte e finestre.

Erano spariti divani, tavoli, sedie, quadri, piatti artistici, angoliere, letti, specchiere, teste di marmo, busti, statue in bronzo e in pietra, marmo e giada, cassapanche, lumi e candelabri, mobili cinesi, armadi del XVIII secolo, porcellane, posate, piatti e bicchieri. Molto di questo materiale, inoltre, veniva ritrovato sugli annunci di vendita di un negozio di proprietà dell’imputato. Adesso sotto processo per appropriazione indebita.

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