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Cronaca

"Io, tornerò a giocare a calcio, dopo un tumore alla testa": la storia di Carlo Vicedomini

Carlo Vicedomini, 28 anni di Lecce, è un calciatore professionita del Castel Rigone (Lega Pro, Seconda Divisione). A febbraio quella che fu un tempo la giovane promessa del Lecce ha rischiato la paralisi...

La diagnosi era stata terribile: meningioma, un tumore come una pallina che era cresciuto nella sua testa. Ma Carlo Vicedomini, 28 anni di Galatina in provincia di Lecce, calciatore professionita del Castel Rigone (Lega Pro, Seconda Divisione), non si è fatto prendere dal panico e insieme alla moglie e al figlioletto di 2 anni hanno affrontato l'operazione e il periodo di cura al Santa Maria della Misericordia. Due mesi dopo è arrivata la prima buona notizia: potrà incredibilmente tornare a giocare seppur seguendo un lento iter riabilitativo. E così Carlo Vicedomini ha voluto raccontare la sua storia.  

“Vorrei raccontare la mia storia non solo per ringraziare il personale dell'0spedale di Perugia ma anche per dire a chiunque  deve affrontare un problema di salute, di non lasciarsi travolgere dalla paura, perché nelle mie due settimane di ricovero,  ho toccato con mano quanto grande sia  la professionalità e l'umanità delle persone che assistono i malati". 

Vicedomini inizia il suo racconto da quella drammatica domenica del febbraio scorso, mentre era in famiglia,  a Lecce, perché fermato da una squalifica: "Improvvisamente, in stato di assoluto benessere, accusai un malore che durò più di 5 minuti, una crisi epilettica, mi spiegarono dopo i medici del pronto soccorso di Lecce. Mi sono preoccupato tantissimo e subito dopo ho chiamato  il medico sociale  della mia società, il dottor Trinchese, che mi ha sollecitato a rientrare a Perugia per gli  accertamenti. Fatta  la risonanza, è stato subito tutto chiaro, avevo come  una “pallina”  in testa, vicino l’encefalo”.

Mentre racconta la sua storia  Vicedomini rivolge costantemente lo sguardo verso Alessandra, la compagna e il figlioletto Edoardo, due anni, che continua a ripetere ”Papà bua, Papà bua”, indicando  la cicatrice alla testa  che è il solo segno apparente di un complesso intervento chirurgico, cui il calciatore è stato sottoposto tre settimane fa presso la S.C. di Neurochirurgia del S. Maria della Misericordia.
 
“Ho rivisto spesso alla moviola questo 'incidente di percorso', che si è inserito all’improvviso nella mia vita, e posso dire di aver provato paura solo una volta, quando visto un medico che stava cercando le parole giuste per comunicarmi la diagnosi. A darmi la forza, direi perfino la serenità di affrontare tutto, è stata la fede. Non sono un cattolico dell’ultima ora, uno che si è messo a pregare quando gli hanno detto che cosa gli era capitato. La fede mi ha aiuto molto, per il resto mi sono affidato ad una piccola qualità che credo di avere, saper leggere negli occhi delle persone che ho incrociato nella mia vita sportiva e non. E' andata cosi anche questa volta: quando mi sono seduto di fronte al dottor Castrioto, ho capito alla  svelta che lui avrebbe  fatto potuto risolvere il mio problema”.
 
Conferma in effetti il Dottor Corrado Castrioto, oltre 3500 interventi chirurgici in oltre 30 anni di professione : “ Gli accertamenti avevano evidenziato un meningioma, una forma rarissima in un giovane come Vicedomini , la percentuale di tali patologie in  persone dai  20-30 anni  ha una incidenza dell’ 1,5% rispetto ai tumori primitivi. L’intervento è andato bene, senza alcun imprevisto, ma la sede dove sono siamo intervenuti per rimuovere la lesione, ha richiesto tempo ed impiego di tutte le strumentazioni azioni più avanzate della nostra sala operatoria, perché  localizzata in prossimità  dell'encefalo".

Ci sono tante coincidenze in questa storia che Vicedomini ha voluto espressamente raccontare nei dettagli, presentandosi spontaneamente presso la Direzione Medica dell’ Ospedale, per testimoniare tutta la riconoscenza agli operatori sanitari e  con loro alla città di Perugia: “Qualche anno fa, quando sembrava che potessi fare una carriera molto più importante, il Perugia Calcio avrebbe voluto ingaggiarmi, l’allenatore Sarri mi aveva visto giocare e voleva darmi un compito importante nella squadra. Poi tutto saltò, ma evidentemente Perugia doveva entrare con forza nella mia vita. I medici mi hanno detto che quel meningioma si era i formato nella  mia testa da chissà quanti anni. Durante l’intervento chirurgico il rischio di una complicazione  è stato elevato  perché, mi era  stato spiegato, potevo anche  restare  paralizzato alla parte destra del corpo. Ho capito dopo il perché , al mio risveglio dopo l’operazione , durata  oltre 8 ore, il dottor Tronchese ha voluto stringermi la mano destra. Complimentarmi per l'assistenza ricevuta è  un obbligo,  perché ho ricevuto il meglio in fatto di assistenza ed umanizzazione. Quanto a Perugia, posso dire di averla vissuta prima della malattia ed ora che sono in convalescenza. Abitiamo a due passi dal centro storico, la passeggiata per Corso Vannucci la conosco dai primi giorni che ho abitato qui. Non conosco il mio destino ,ma questa vicenda mi ha insegnato molto, resterò per sempre assieme alla mia famiglia  legato  ai tanti amici vecchi e nuovi che mi sono stati vicino.

"Con Alessandra  avevamo deciso di sposarci entro  il 2014, ma ora abbiamo anche fissato la data, e quel 21 Giugno il nostro pensiero sarà rivolto al Dottor Castrioto , a lui vogliamo dedicare quella giornata .Con lui c’è  una sintonia perfetta, siamo  entrambi di poche parole. Ci basta poco per intenderci .Proprio oggi mi ha detto  che potrò  riprendere a correre fra un paio di mesi, ma il futuro non mi spaventa. A Perugia ho trovato non solo una colonia di leccesi che mi ha fatto sentire a casa mia (il riferimento è sia per i dottori Trinchese e Castrioto, che per il direttore sportivo Quarta).  Quando ha conosciuto la diagnosi anche il presidente Cucinelli ha voluto incoraggiarmi e rassicurarmi che ero in buonissime mani. Anche quell’incoraggiamento mi è  stato di grande aiuto".

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