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Cronaca

Cinque bambini profughi salvati e accolti dalla Caritas: ora possono abbracciare i genitori

’Epifania del Signore ha portato loro un “dono immenso”, quello di aver potuto abbracciare, dopo tre mesi di attesa, i loro papà dopo essere arrivate in Italia con le rispettive madri

Il “dono” della Befana è il ricongiungimento familiare per alcune famiglie profughe accolte dalla Caritas di Perugia. Durante le festività natalizie il cuoricino di cinque bambini profughi accolti dalla Caritas diocesana ha pulsato forte, forte… L’Epifania del Signore ha portato loro un “dono immenso”, quello di aver potuto abbracciare, dopo tre mesi di attesa, i loro papà dopo essere arrivate in Italia con le rispettive madri. 

LE STORIE - La più piccola commensale del “Pranzo di Natale” ha appena quattro mesi ed è nata dopo che la madre aveva lasciato la Libia, dove era rimasto il marito in attesa di poterla raggiungere in Italia. Diversa è la storia degli altri quattro bambini, che, insieme ai loro genitori, erano stati tratti in salvo nel Mediterraneo da una nave e portati a Lampedusa, dove per errore i padri erano stati trasferiti a Sassari.

La Caritas perugina, accogliendo questi minori con le loro madri, si è adoperata affinché, con l’aiuto delle Prefetture di competenza, fossero portate a termine nel periodo natalizio le procedure burocratiche per il ricongiungimento familiare. Ricongiungimento che è avvenuto due giorni prima dell’Epifania, salutato come un dono del Signore per questi piccoli, le loro mamme e i loro papà, che dal 4 gennaio sono tornati a vivere insieme ospiti della Chiesa diocesana in una struttura in località Solfagnano di Perugia.

«L’incontro è stato una sorpresa – racconta Stella Cerasa, assistente sociale del “Progetto diocesano di accoglienza” –. Alle mamme non abbiamo detto nulla, ma con una scusa le abbiamo fatte preparare di buon mattino e quando hanno visto arrivare i padri delle loro creature hanno provato una gioia indescrivibile, che ha riempito di felicità e soddisfazione anche noi operatori. Quest’opera di ricongiungimento, che ha visto ancora una volta impegnati insieme la Chiesa e le Istituzioni civili preposte, è un bel segno di speranza per tanti profughi in attesa di ricongiungersi, ma anche per coloro che si prodigano ad accoglierli operando in un clima il più sereno possibile».
 

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