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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Avvocato, per ora grazie", scuse e scappatoie per non pagare il legale

Il primo "cattivo pagatore" rimane, però, lo Stato con ritardi cronici nella liquidazione del patrocinio gratuito

Non c’è bisogno di scomodare i capponi che Renzo Tramaglino porta con sé quando si reca presso l’azzeccagarbugli per tentare di risolvere la questione del matrimonio con Lucia Mondella, per capire che il cliente insolvente (tra cui si annovera anche lo Stato) è l’altra faccia della “questione” giustizia. Un vecchio detto descrive bene il rapporto assistito-legale: quando il cliente andava dall’avvocato doveva bussare con i piedi (le mani, infatti, erano occupate a reggere capponi, vino, olio o cesti natalizi). Adesso non è più così e, spesso, l’avvocato deve “inseguire” il cliente per farsi liquidare la parcella.

Basta fare un giro di telefonate tra gli avvocati umbri per capire che la frase «caro avvocato, grazie di avermi difeso, ma ora non la posso pagare». E le soluzioni sono due: aspettare o fare “causa”. O meglio: chiedere all’Ordine degli avvocati il parere di congruità della parcella, cioè una valutazione delle tariffe applicate, sia per quelle che non vengono saldate sia per quelle che vengono contestate.

I dati forniti dai vari Consigli dell’ordine descrivono bene quanto accade. Nel distretto di Perugia dall’inizio dell’anno sono stati depositati 80 pareri di congruità al mese (in linea con l’anno scorso e che dopo dodici mesi fanno 960 parcelle non pagate); nel Ternano sono 50 al mese (600 in un anno) i depositi e nello Spoletino 30 (360 in 12 mesi): in un anno in Umbria si chiede il parere di congruità su 1.920 parcelle non saldate. Il dato è, però, sottostimato in quanto sono altrettante le parcelle tenute in un cassetto da parte degli avvocati che danno ancora tempo al cliente inadempiente. I casi di clienti insolventi sono in deciso aumento, spesso pagano un acconto e poi il saldo non arriva più.

Questo è un florilegio di casi raccolti tra gli avvocati perugini in forma anonima. C’è, ad esempio, l’avvocato che riceve la telefonata del cliente: «Sto arrivando per saldare la parcella». Passa un'ora e non si vede nessuno. Il professionista richiama la persona e questa: «Mi vergognavo a salire in studio perché mi sono perso la busta con l’assegno. Ripasso appena posso». Logicamente non si è fato più vivo. C’è l’imputato “furbo” che dopo tante udienze decide di cambiare difensore al momento della discussione, quindi evita di pagare l’avvocato che lo ha seguito fino a quel momento. C’è il cliente che contratta sulla fattura per risparmiare l’Iva. Oppure quello che «ha una sola parola», ma uscito di cella è diventato “uccel di bosco”. Un altro avvocato, invece, ha ricevuto il cliente straniero che stava per partire in vacanza e voleva saldare il conto: «Avvocato mi dica quanto è che vado a ritirare i soldi in banca. Posso lasciare le valigie qui e le riprendo dopo?». L’assistito non si è più presentato e quando il legale ha guardato dentro i borsoni c’era solo carta appallottolata.

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Il primo cattivo pagatore, però è lo Stato con le parcelle del gratuito patrocinio: in Corte d’Appello sono 74 le istanze pervenute, 46 quelle ammesse, 17 non ammesse, e 21 quelle pendenti, per un importo liquidato di 371.595,12 euro. Il tribunale per i Minorenne: 42 istanze, 28 ammesse, 8 negate, 6 pendenti, per una fattura da 26.854,67 euro. Il Tribunale di Perugia ha liquidato 508.593,70 euro per 426 istanze pervenute, 246 ammesse, 57 rifiutate e 123 pendenti; mentre a Spoleto le richieste sono state 89, 54 ammesse, 10 negate, 25 pendenti per una spesa di 54.330,72 euro. Per quanto riguarda il settore civile, invece, in Corte d’appello sono 51 le istanze di gratuito patrocinio ammesse dall’Ordine degli avvocati per 37.133,23 euro; presso il tribunale per i minorenni 90 per 48.423,50 euro; al Tribunale di Perugia 673 istanze per un importo di 200.550,40 euro. A queste somme vanno aggiunti i 16.642,58 euro liquidati per il gratuito patrocinio dei giudici di pace del circondario di Perugia (85 ammesse su 89). La liquidazione delle parcelle del gratuito patrocinio (o meglio, a spese dello Stato), però, rimane una corsa ad ostacoli.

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