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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Dovrà "mantenere" la ex moglie anche se lavora: "Le sue fortune sul lavoro sono anche merito mio"

La guerra giudiziaria è senza esclusione di colpi: il marito ritiene che nulla sia dovuto, alla luce del fatto che la moglie lavora full time e con contratto a tempo indeterminato

Una sentenza, quella emessa dal Tribunale civile di Perugia, destinata a far discutere. Soprattutto quando la diatriba fra ormai ex coniugi, si “gioca” sul fronte dei soldi. E sì perché questa volta l’ex marito dovrà versare un assegno familiare alla ex, nonostante quest’ultima abbia un lavoro a tempo pieno. Una sentenza dunque, in parziale controtendenza con la recente pronuncia della Cassazione che, muta il proprio orientamento in materia di assegno divorzile in base al presupposto della non autosufficienza economica del coniuge più debole, e quindi non più alla continuazione del tenore di vita goduto durante il matrimonio.

La donna, assistita dal’avvocato Simone Marchetti del foro di Perugia (nella foto)simone marchetti-2 avrà dunque diritto all’assegno di divorzio dell’ex coniuge per una somma di 300 euro mensili anche se lavora. I due, dopo un matrimonio contratto da giovanissimi a metà degli anni 80, tempo dieci anni e si separano e a distanza di altri dieci anni decidono di recidere ogni legame di vita insieme con il divorzio.. Nel frattempo però il marito, da semplice operaio, decide di mettersi in proprio creando una vera e propria impresa. Lei invece è rimasta operaia, con una busta paga di poco più di mille euro. Nel frattempo, inoltre, deve anche onorare il mutuo contratto per l'acquisto della sua attuale casa, avendo rinunciato all'epoca alla cosiddetta casa coniugale.

L’ex marito nel frattempo si è rifatto una famiglia (non aveva avuto figli dal precedente matrimonio) e quella piccola e spericolata iniziativa imprenditoriale di oltre vent'anni fa è divenuta una solida realtà che gli frutta uno stipendio "consistente". La guerra giudiziaria è senza esclusione di colpi: il marito ritiene che nulla sia dovuto, alla luce del fatto che la moglie lavora full time e con contratto a tempo indeterminato. Ma la ex, dal canto suo, sostiene di aver contribuito alle "fortune" attuali del marito, pulendo, stirando, occupandosi della casa e lasciandolo libero di dedicarsi pienamente e spensieratamente all'allora intrapresa attività imprenditoriale. 

La causa, introdotta dal marito nel 2013, si è conclusa nei giorni scorsi ed il Tribunale di Perugia ha stabilito a favore della moglie l’assegno di divorzio.

"E' una sentenza molto importante e significativa – sostiene l’avvocato Simone Marchetti – che va ben oltre la mera questione di principio. Trecento euro al mese sono un'inezia per chi ha redditi elevati ma, d'altro canto, costituiscono un contributo fondamentale per chi dispone di una modesta busta paga e deve far fronte, oltretutto, alle rate di mutuo”.

“Il Tribunale ha quindi correttamente affermato il principio per cui l'attribuzione dell'assegno di divorzio non può essere esclusa - in automatico - se il richiedente l'assegno lavora. Per verificare se vi sia o meno diritto all'assegno di divorzio occorre analizzare il caso concreto e, laddove il coniuge richiedente l'assegno, pur lavorando, non disponga di mezzi economici che gli consentano una piena autosufficienza economica, avrà senz'altro diritto a ricevere un contributo economico da parte dell'ex coniuge"

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