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Cronaca

Perugia, maxi inchiesta della Finanza, tra gli arrestati anche due imprenditori umbri e un avvocato: evasione milionaria e truffa

La base operativa era a Perugia ed agiva in maniera “spregiudicata” nel campo dell’energia elettrica e nella fornitura di luce e gas per circa 2mila clienti “inquinando" l’economia locale e praticando la concorrenza sleale

Bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e riciclaggio, truffa aggravata ai danni di fornitori e Stato. Sono undici le persone indagate nella maxi inchiesta coordinata dal procuratore Luigi De Ficchy e dal pm Massimo Casucci che ha portato a sgominare una vera e propria organizzazione criminale dedita alla frode nel campo della fornitura energetica. L’inchiesta, denominata Great Energy perché il sodalizio operava nel campo della fornitura elettrica, ha portato all’esecuzione di nove misure cautelari (due in carcere, due con obbligo di dimora e cinque ai domiciliari) e vede coinvolti anche due imprenditori locali e un avvocato.

La base operativa era a Perugia ed agiva in maniera “spregiudicata” nel campo dell’energia elettrica e nella fornitura di luce e gas per circa 2mila clienti “inquinando – spiega il Colonnello Dario Solombrino durante la conferenza stampa – l’economia locale e praticando la concorrenza sleale”. Non avendo pagato accise e Iva per un importo di circa 20 milioni di euro, potevano così applicare prezzi estremamente favorevoli per i clienti di cui ne avevano un nutrito pacchetto tra privati, aziende e enti pubblici.

Le indagini portate avanti dalla Guardia di Finanza in collaborazione con l’Ufficio Doganale, hanno svelato le acque torbide in cui si muovevano gli indagati, ora accusato di associazione per delinquere finalizzata ai delitti tributari, “guidati” dai promotori dell’organizzazione – i due imprenditori umbri – con l’apporto giuridico e tecnico del legale per muoversi all'interno della normativa sulla liberalizzazione del mercato dell'energia, e di numerosi altri “sodali”, uomini di fiducia e teste di legno.

Sono state tre le società utilizzate nel giro di tre anni destinate ad operare nel mercato energetico evadendo completamente le imposte e maturando anche debiti nei confronti dei fornitori. E’ stato ricostruito, attraverso indagini, riscontri con l’Agenzia delle Entrate, intercettazioni telefoniche, verifiche fiscali e perquisizioni, che per aumentare il fatturato l’organizzazione  aveva anche rilevato una storica società del settore ma in completo dissesto finanziario appropriandosi del suo “pacchetto clienti” e lasciandola poi fallire.

Il processo fraudento - è stato ricostruito nelle indagini - parte dalla prima azienda che richiede all'agenzia delle Dogane di Perugia l'autorizzazione ad erogare i prodotti energetici, dichirando di possedere un irrisorio pacchetto clienti e versando quindi una cauzione minima.  Le indagini hanno portato a galla come la società avrebbe in realtà iniziato subito ad operare ma con un pacchetto di clienti molto superiore a quello dichiarato, e in parte rilevato da società in via di fallimento. Poi, trascorso poco più di un anno, quindi alla scadenza del pagamento delle imposte, veniva trasferito a una seconda società appena nata sostituendosi all'altra nell'erogazione dei servizi e ingannando anche i clienti che non sono mai stati informati del cambio di società.

Il terzo passaggio per chiudere il cerchio avviene con una terza società intestata a prestanomi che amplia il proprio fatturato grazie all'acquisizione del cospicuo pacchetto clienti e di una importante società storica del settore, in via di dissesto e lasciandola fallire. Dalle indagini è emerso come una parte del denaro trasferito negli Emirati Arabi venisse poi reinvestito in Italia in due diverse società operanti nel settore nautico ed energetico. E questo grazie a un passaggio di denaro attraverso la simulazione dei contratti di fornitura con una società residente degli Emirati ma che in realtà era di uno dei due imprenditori. Questo passaggio, non prima di aver "svuotato" le casse dell'ultima azienda di ben 9 milioni. Agli indagati è stato sequestrato anche un mega patrimonio di 29 milioni di euro tra conti correnti, auto, beni immobili e mobili. 

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