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Cronaca Marsciano

Il gigante dell'Umbria: un albero enorme, vecchio di quasi quattro secoli

A Badiola di Marsciano, affiancato alla chiesa parrocchiale, è incapsulato dentro una teca in vetro il tronco di un olmo vecchio di tre/quattro secoli: il racconto dell'esperto

A qualche chilometro da Perugia si trova uno dei più antichi e colossali esemplari arborei dell’Italia centrale. A Badiola di Marsciano, affiancato alla chiesa parrocchiale, è incapsulato dentro una teca in vetro il tronco di un olmo vecchio di tre/quattro secoli. Ce ne parla il professor Carlo Alberto Cenci, novantenne, già docente di Botanica sistematica, dagli anni Ottanta al 2000, presso lo Studium perusinum.

“La zona – ci dice – ricadeva tra le proprietà benedettine e faceva parte della tenuta di Sant’Apollinare. L’albero gigantesco si trovava nell’adiacente piazzetta del paese e, nel 1979, è stato vittima del terribile fungo parassita “Graphium ulmi”, considerato la peste degli olmi. L’enorme tronco è stato poi asportato e collocato, a perenne memoria, accanto alla chiesa, il 24 luglio 1996.

“L’olmo – spiega il professor Cenci – preferisce vivere isolato, più che in boschi. Da qualche anno si è andata sviluppando la ricerca di alberi di grandezza eccezionale, di età vetusta. Sono anche stati attribuiti loro dei nomi: di santi, di luoghi di battaglia, di eroi”. L’albero monumentale di Badiola è tale che occorrono tre persone a braccia distese per delimitarne la circonferenza. La sua età? “Certamente oltre i tre secoli”, commenta Cenci, guardando con ammirazione e rispetto il reperto al quale ha voluto, a proprie spese, aggiungere una targa di ottone che ne specifica le caratteristiche.

“Sotto questa enorme pianta – ricorda il professore – c’è stata vita, incontro di persone, narrazione di eventi belli e brutti che hanno segnato la vita degli individui e quella della collettività. Quando le notizie si apprendevano in piazza, non attraverso la televisione”. “L’ulmus minor – spiega Cenci – segnava un tempo i confini di proprietà e il suo fogliame veniva utilizzato per alimentazione animale, essendo molto proteico. Un uso nobile era anche quello del legno in agricoltura (per ricavarne attrezzi), ma anche in edilizia e per l’arredamento”.

“Nelle annate siccitose – racconta – sulla corteccia compariva una sostanza vischiosa, zuccherina, assai appetita dalle api che ne producevano un miele speciale”. Sotto quest’olmo, si dice, a Badiola si tenevano riunioni, si cercava il riposo dopo una giornata di lavoro sui campi e, addirittura, si amministrava la giustizia. “La comunità badiolese – racconta il professore – è rimasta così legata al gigante che la sua cavità è stata per anni utilizzata come luogo di allestimento del presepe”. La conclusione: “L’iniziativa di creare il box, in metallo e vetro, è piaciuta agli abitanti che sono affezionati all’albero, anche come depositario delle memorie del paese e della sua gente. Tanto che, per la festa del patrono, San Benedetto, tornano a riunirsi intorno al tronco come simbolo del filo rosso che segna la continuità tra generazioni”.

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