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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Aggressioni a medici e infermieri, numeri da brividi: il lavoro diventa trincea

Nel 2014 registrati 13 casi. Dal 1999 ad oggi si schizza a 185: "Ma è un dato sottostimato, non tutti denunciano"

Può succedere di tutto. Anche di venire aggrediti sul posto di lavoro. Così fare l’operatore sanitario (medico o infermiere) diventa un lavorare in trincea. La prevenzione delle aggressioni agli operatori sanitari in ambiente di lavoro è stato uno dei principali temi sui quali la direzione aziendale della USL Umbria 1, i rappresentanti dei lavoratori e i soggetti che si occupano di sicurezza sul lavoro si sono confrontati nel corso dell’ultima riunione di prevenzione e protezione dai rischi in cui annualmente si analizzano le attività mirate alla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.

Dal 1999 sono 185 le aggressioni registrate, di cui 13 nel 2014. Ma questi dati, secondo quanto emerso dall’incontro, sarebbero sottostimati in quanto tale tipo di “infortunio”, chsolo raramente determina un'assenza dal lavoro, spesso non viene denunciato. Le vittime delle aggressioni sono per lo più infermieri (143)  seguiti dai medici (14), OSS (12), OTA (5)  e altri operatori della sanità (11).

“Quest’anno particolare attenzione è stata riservata alla prevenzione delle aggressioni agli operatori sanitari in ambiente di lavoro, - spiega il direttore generale Giuseppe Legato - un fenomeno particolarmente esasperato negli ultimi tempi, anche a causa della conflittualità sociale in tempi di crisi, e che mette in luce la necessità di intervenire al fine di migliorare gli aspetti non soltanto informativi ma anche relazionali e comunicativi tra operatori sanitari e utenti, oltre che il comfort delle strutture e degli spazi in quei servizi che sono più spesso teatro di aggressioni: Pronto Soccorso, Residenze Protette per anziani, strutture per malati psichiatrici, ecc.”.

Così, in linea con la Raccomandazione del Ministero della Salute,  l'Azienda ha illustrato un programma di interventi che prevede un sistema di rilevazione ed analisi diretta del fenomeno,  una formazione specifica sulla comunicazione al paziente e ai familiari e un programma di elaborazione di informazioni per gestire in modo adeguato le relazioni tra operatori  e pazienti/parenti, al fine di evitare alterchi nel corso delle attività assistenziali, che ledono dal punto di vista psicologico gli operatori e intaccano il senso di fiducia e di appartenenza della popolazione nei confronti del  Servizio Sanitario Nazionale. Inoltre l'Azienda negli ultimi anni si sta muovendo in modo sistematico per creare spazi e strutture adeguati alle nuove necessità assistenziali: nuove RSA per l’assistenza post-acuzie (Ospedali di Gubbio-Gualdo Tadino, Città di Castello e a breve di Umbertide), nuove strutture di ricovero (ospedale della Media Valle del Tevere), riqualificazione di vecchie strutture (ospedali di Assisi e Castiglione del Lago), nuovi spazi per i servizi territoriali (servizi di Rabilitazione a Città di Castello, Casa della Salute di Marsciano...).

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