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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Piscina e palestra nella cava dismessa: imprenditori, funzionari e proprietari sotto processo

Secondo l'accusa avrebbero realizzato delle opere edilizie con un permesso per mettere in sicurezza il fronte di terra e rocce dell'area non più in funzione

Un’area benessere costruita in una cava dismessa. È l’accusa che ha portato davanti al giudice del Tribunale penale di Perugia imprenditori e società.

Gli imputati, difesi dagli avvocati Guido Maria Rondoni, Rita Pannacci, Franco Libori, Marco Luigi Marchetti, Francesca Bacecci, Alfredo Brizioli, Luigi Santioni e Federico Baldinelli, sono accusati, a vario titolo, di avere effettuato scavi e prelievi di rocce e terra in una cava dismessa, attraverso lavori di “rimabientamento”, ma in realtà realizzando opere non autorizzate o in difformità del permesso a costruire, in area sottoposta a vincoli.

Per la Procura di Perugia, i lavori avrebbere “permesso ... di occultare il progetto di un’area wellness, con annessi garage e sala macchine, all’interno delle mura in cemento armato che avrebbero dovuto sorreggere il fronte della cava”.

Al momento dell’intervento dei Carabinieri del Nucleo ambientale, infatti, sarebbero state trovate opere edilizie allo stato grezzo, all’interno di una struttura di cemento armato “formalmente qualificate come funzionali alla stabilizzazione del versante del fronte della cava”, ma che in realtà avrebbero costituito “un garage, da ulteriori 3 vani e da un’ampia area benessere munita di piscina e sala macchine”, tutto nascosto con “tamponatura in legno appena verniciato”.

Secondo l’accusa gli imputati avrebbero concorso a un “ingiusto vantaggio patrimoniale costituito dal valore commerciale quantificabile in 185.460 euro” derivante dallo scavo non autorizzato e dalla vendita del materiale roccioso, nonché avrebbero provocato un danno all’ambiente di oltre 1 milione e 750mila euro.

Per la Procura il complesso sarebbe stato realizzato con un permesso a costruire rilasciato violando la legge, consentendo cioè la coltivazione della cava in assenza di autorizzazione. Contestate anche la realizzazione abusiva di un pozzo a uso domestico in una zona di tutela assoluta, irregolarità tra il progetto presentato presso il servizio regionale competente in materia di deposito sismico e quello depositato in Comune.

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