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Cronaca Ponte San Giovanni

Maxi rogo alla Biondi, tutti a giudizio per l'incendio e lo stoccaggio illecito dei rifiuti

I cittadini si erano chiusi in casa per i rischi legati all'aria tossica e al fumo proveniente dai rifiuti speciali che bruciavano

Tutti a giudizio per il rogo alla Biondi recuperi. Il giudice per l’udienza preliminare ha rinviato a giudizio gli indagati che dovranno comparire davanti al giudice monocratico il 6 dicembre per rispondere dell’accusa di traffico illecito di rifiuti, incendio colposo, falso ideologico e violazioni al codice dell'ambiente in danno alla salute pubblica.

Domenica 10 marzo del 2019 una nube nera si era improvvisamente alzata dalla sede della Biondi in via Bina a Ponte San Giovanni, spostandosi verso Ponte Felcino, Ponte Valleceppi, Bosco e Ponte Pattoli, visibile fino a Deruta. I Vigili del fuoco avevano lavorato ore per domare le fiamme e avviare le prime indagini sul rogo.

I cittadini si erano chiusi in casa per i rischi legati all'aria tossica e al fumo proveniente dai rifiuti speciali che bruciavano. Il sindaco di Perugia aveva subito adottato un’ordinanza che vietata attingimenti di acqua e consumo di prodotti ortofrutticoli coltivati nella zona.

Gli indagati, difesi dagli avvocati Nicola Di Mario, Michele Nannarone, Gian Luca Pernazza, Luisa Liberatori, Francesco Falcinelli, Michele Bromuri e Roberto Spolti, sono accusati, a vario titolo, di aver causato “per negligenza, imprudenza ed imperizia ovvero per non avere manutenuto l’impianto antincendio, che difatti non si attivava immediatamente all’inizio dell’evento incendiario, e per aver collocato ... il trituratore mobile di rifiuti nei pressi dei cumuli di rifiuti stoccati presso l’impianto di via Bina, mezzo da cui scaturiva l’innesco dell’incendio a causa di un cortocircuito elettrico prodottosi nel caricabatteria del telecomando del predetto macchinario” un incendio “di vaste proporzioni a seguito dell’incenerimento degli ingenti quantitativi di rifiuti urbani e speciali pericolosi e non stoccati”.

I rifiuti, secondo la Procura di Perugia, sarebbero stati fuorilegge e fatti passare per normali prodotti da smaltire grazie a dichiarazioni false. I quantitativi di rifiuti combustibili nel certificato erano indicati in 1.800 tonnellate mentre quelli “autorizzati e realmente gestiti” sarebbero stati “pari a 5.040 tonnellate di cui 2.500 di plastica 2.500 di carta e cartone e 40 di pneumatici”. Lo scarto tra il quantitativo reale e quello dichiarato avrebbe permesso agli indagati di omettere l’adeguamento “dell’impianto anti incendio ai quantitativi reali di materiali/rifiuti combustibili gestiti”.

Il Comitato Molini di Fortebraccio, assistito dall'avvocato Valeria Passeri, è stato riconosciuto come parte offesa e si è costituito parte civile. Altre parti civili sono assistite dall’avvocato Sara Pievaioli.

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