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Breve manuale e indicazioni pratiche contro la psicosi da mezzo pubblico

Alla fine è arrivato anche in Italia. Il CoVid 19, alias “Coronavirus”, o “Influenza Cinese”, ha già lasciato il segno nelle vite degli italiani, specialmente di quelli residenti in Lombardia e Veneto. Ma siamo veramente talmente in pericolo da non poterci più nemmeno permettere di utilizzare i mezzi pubblici? Ecco un breve decalogo per non dover cambiare le nostre sane abitudini.

Certamente la situazione non va presa alla leggera, ma è necessario anche arginare sia il fenomeno della psicosi da pandemia, quanto quello delle Fake News che si moltiplicano esponenzialmente, divenendo più virali del Virus stesso, e propagandosi soprattutto via internet e social con la velocità di un click. Per notizie più approfondite sul Coronavirus sarà utile consultare il seguente link https://www.perugiatoday.it/benessere/salute/conoscere-coronavirus-difendersi-come-evitare-contagio.html . In questo articolo risponderemo ad alcune delle tesi più comuni che riguardano nello specifico l’uso dei mezzi pubblici in questo periodo di incertezze e paure.

Spostarsi in auto o biciletta è più sicuro che con i mezzi pubblici. (FALSO)

La scienza ha ampiamente dimostrato che il Coronavirus si trasmette mediante particelle nebulizzate emesse mediante starnuti e colpi di tosse da parte di soggetti infetti. In considerazione di ciò nessun mezzo di trasporto, pubblico o privato, può dare la certezza di porsi al riparo dal Coronavirus. Come ogni anno ribadito dagli infettivologi di tutto il mondo, ogni volta che si parla di virus influenzali, l’auto privata è spesso ben più contaminata dei mezzi pubblici. Questo perché le aziende di trasporto pubblico sottopongono i propri mezzi alla pulizia giornaliera obbligatoria per normative aziendali. Addirittura Trenitalia sottopone i propri treni anche a 2 o 3 cicli di igienizzazione al giorno. Certamente è vero che nella propria auto salgono molte meno persone che non in un mezzo pubblico, ma è altresì vero che difficilmente puliremmo la nostra auto una volta al giorno. Tra l’altro, in uno spazio relativamente piccolo quale l’abitacolo di un’automobile, un recente test scientifico dell’Università di San Francisco ha dimostrato che la concentrazione di eventuali virus influenzali sarebbe anche 6 o 7 volte più elevata rispetto all’ambiente circostante. In poche parole: ciò che si evita con la quantità si “recupera” in qualità.

Quanto alla biciletta, purtroppo nemmeno quella concede molte più garanzie. Anche se non si è in presenza di ambienti chiusi, e frequentati da più persone, il fatto di essere esposti all’aria, agli elementi, e soprattutto alle interazioni con altri individui in un momento in cui l’organismo è sotto sforzo, rende immediatamente chiaro perché anche in questo caso non è possibile dire che si sia più al sicuro rispetto all’automobile privata o al mezzo pubblico.

Bisogna portare guanti e mascherine, e fare scorta di disinfettanti per il corpo e le superfici. (FALSO)

Iniziamo con il dire che, Coronavirus o no, sarebbe stato da sempre auspicabile che nell’utilizzare i mezzi pubblici si avesse sempre l’accortezza di munirsi di una piccola scorta tascabile di igienizzante per le mani. Questo perché ovviamente dove passano più persone i rischi sono maggiori, ma ciò è vero sia per il Coronavirus, che per qualsiasi altro patogeno, batterio o virus che sia. Prima del Coronavirus, quanti di noi per esempio non hanno mai mangiato un panino sull’autobus, o sul treno, senza andarsi a lavare le mani o senza igienizzante? Ovviamente ci sembra un tempo remoto e lontano oggi che i giornali ci parlano di bottigliette di igienizzante da pochi millilitri vendute a peso d’oro sulle piattaforme di e-commerce e nei gruppi di vendita sui social network. Dovremmo però ricordarci che, come ribadito anche recentemente dagli specialisti dello Spallanzani di Roma, a meno che non si abbiano ferite sulle mani, basta evitare di toccarsi la bocca, gli occhi o il naso con le mani per evitare il contagio. Tra l’altro questa corsa all’igienizzante, oltre a rischiare di danneggiare il nostro portafogli a favore degli speculatori, sottrae il prodotto a chi ne avrebbe veramente bisogno come i soggetti immuno-depressi, i bambini e gli anziani.

Per quanto riguarda invece mascherine e guanti, cioè quei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) che in questi giorni sono divenuti costosissimi ed introvabili, purtroppo servono a ben poco. Secondo gli specialisti di infettivologia infatti le mascherine, per evitare il contagio, dovrebbero essere del tipo da rischio chimico-biologico. Dovrebbero cioè essere del tipo in grado di avvolgere l’intero volto onde non lasciare scoperti gli occhi che facilmente potrebbero essere contaminati da particelle di saliva e muco nebulizzate durante un eventuale starnuto o colpo di tosse di una persona infetta. Inoltre dovrebbero essere dotate di appositi filtri con elementi attivi in grado di legarsi alle particelle chimiche e biologiche. Insomma la mascherina della farmacia o quella della ferramenta sono perfettamente inutili per conseguire il livello di protezione adeguato contro il Coronavirus. Viceversa possono essere un ottimo strumento per fermare il propagarsi dell’infezione se utilizzati da persone già infette. In questo senso nei paesi asiatici, da decenni ormai, i lavoratori e gli studenti affetti da influenza sono soliti indossare le mascherine per non contagiare i propri colleghi, amici o familiari. Sfortunatamente, anche in questo caso, la corsa all’acquisto rischia di privarne proprio i soggetti che ne avrebbero necessità.

I guanti invece rappresentano una necessità solo qualora la pelle delle mani presenti tagli o screpolature. La scienza infatti ci ha ormai spiegato piuttosto bene sia che un danno della pelle è praticamente una porta di accesso nell’organismo, sia che il Coronavirus non è in grado di infettare un organismo a meno che non entri in contatto diretto con le mucose, o con gli occhi. Insomma, a meno di non presentare ferite alle mani, indossare i guanti non serve. In caso contrario, cioè in presenza di ferite alle mani, invece sarà bene non perdere l’abitudine di indossare guanti anche dopo che l’epidemia di Coronavirus sarà terminata.

In merito ai guanti sarebbe poi bene ricordarsi che ogni eventuale effetto benefico della loro presenza viene immediatamente annientato se non vengono utilizzati con la giusta tecnica che ne prevede la rimozione mediante rivoltatura del guanto dall’interno verso l’esterno. In caso contrario infatti si entrerebbe in contatto con tutto ciò con cui è entrato in contatto il guanto stesso. Ad esempio a Wuhan, in Cina, tali mancanze hanno reso altamente infettivi luoghi ritenuti sicuri quali case ed ascensori, portoni e scale condominiali.

Per quanto riguarda le superfici, e di conseguenza gli abiti e le parti del corpo che vi entrano in contatto, la situazione è molto meno preoccupante di quanto si possa credere. Fin dall’inizio dell’epidemia è stato infatti costantemente dimostrato dai medici specialisti che il Coronavirus sopravvive solo poche ore una volta fuori dal corpo che lo ospita. Pertanto, pur rimanendo buona regola portarsi dietro dei prodotti igienizzanti per le superfici durante il viaggio sui mezzi pubblici, non serve farne scorta e tentare di igienizzare i propri abiti, e tutto ciò che ci circonda, come se si stesse preparando una sala operatoria.

Se vedo un soggetto che starnutisce, tossisce o sembri avere sintomi febbrili, mi conviene allontanarmi. (VERO)

Qui siamo di fronte a del normale buon senso, del resto generalmente da sempre alla portata più o meno di tutti. Anche prima del Coronavirus infatti difficilmente una persona con sintomi influenzali ispirava quanti aveva intorno a rimanergli a stretto contatto. La buona notizia è che, come spiegato dagli specialisti dello Spallanzani di Roma, il raggio d’azione del Coronavirus è simile a quello di qualsiasi altro virus influenzale. Oltre il metro di distanza la sua forza infettante si riduce drasticamente. Questo pertanto ci aiuta a capire che non è necessario mettere in conto di dover eventualmente scendere dall’autobus o dal treno al primo stranuto di un passeggero. Se poi si viaggia a Perugia con il People Mover MiniMetrò, e si vuol stare tranquilli al 100%, si può al limite scendere ed aspettare la successiva cabina, a scanso di dubbi o ansie di vario genere.

In conclusione è bene ricordare che attualmente l’Umbria non corre pericoli immediati. Pertanto, fino all’eventuale promulgazione di provvedimenti speciali da parte delle autorità locali o nazionali, non sussistono reali necessità di cambiare delle sane abitudini come quella di lasciare a casa l’auto e affidarsi ai mezzi pubblici con ovvi benefici per la salute dell’ambiente e di noi stessi. Ogni anno infatti l’inquinamento da smog in Italia ha portato alla morte, direttamente o indirettamente, una media di 40,000 persone l’anno dal 2016 ad oggi, secondo i dati di Lega Ambiente. Altresì va ricordato che il particolare e difficile momento che stiamo vivendo potrebbe benissimo essere l’occasione per fare proprie alcune sane abitudini in materia di salute ed igiene nell’uso dei mezzi pubblici, possibilmente da mantenere e tramandare anche dopo il Coronavirus.

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