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Università di Perugia, numeri record per la scuola di Paleoantropologia

La nona edizione della Scuola di Paleoantropologia dell’Università di Perugia, in programma dal 25 febbraio al 2 marzo 2019, ha fatto registrare un record di affluenza

La nona edizione della Scuola di Paleoantropologia dell’Università di Perugia, in programma dal 25 febbraio al 2 marzo 2019, ha fatto registrare un record di affluenza. Quasi ottanta i partecipanti, tra studenti universitari, insegnanti e semplici appassionati, che si ritroveranno a Perugia per partecipare alla scuola, organizzata dal Dipartimento di Fisica e Geologia (sede dell’iniziativa) e dal Centro d’Ateneo per i Musei Scientifici, e immergersi nella “scienza delle nostre origini”.

Complice del successo di quest'edizione anche l’intrigante tema del livello avanzato della Scuola, quest’anno dedicato ai Neanderthal. Accanto al corpo docente stabile della Scuola, composto da docenti provenienti da otto diversi atenei italiani, giungeranno a Perugia anche ospiti d’eccezione, come Silvana Condemi (Aix-Marseille Université), esperta di Neanderthal e autrice, tra l’altro, di opere divulgative di grande successo come “Mio caro Neanderthal”.

A chiudere la Scuola il 2 marzo presso la Galleria di Storia Naturale dell’Università di Perugia a Casalina, i gemelli olandesi Kennis & Kennis, artisti incredibili esperti in ricostruzioni di ominidi a grandezza naturale, esposte nei più importanti musei del mondo. 

“Nel 1897 il pittore Paul Gauguin realizza l’opera ‘Da dove veniamo? Cosa siamo? Dove andiamo?’; domande, queste, che accendono e stimolano la curiosità umana da secoli, affrontate da filosofi, antropologi, teologi e altri pensatori – spiega il dottor Marco Cherin, del comitato organizzatore -. La Paleoantropologia, o Paleontologia Umana, cerca di rispondere a queste domande usando i principi del metodo scientifico e i meccanismi dell’evoluzione biologica. Che l’origine della nostra specie sia avvenuta in Africa e che quindi tutti, in un certo senso, siamo ‘africani’, è ormai un dato scientificamente inoppugnabile. Eppure sono moltissime le domande aperte che ipaleoantropologi ancora si pongono. Molti dei nostri antichi antenati sono conosciuti solo attraverso pochissimi reperti e l’albero evolutivo del nostro gruppo, gli ominidi, è ben lungi dall’essere completato. Nuovi, straordinari fossili vengono scoperti ogni anno, nuove specie vengono istituite e sempre più ci si rende conto di quanto quest’albero sia ramificato e intricato”.

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