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INVIATO CITTADINO Tutta Perugia all’inaugurazione dello studio di Venanti in via Bruschi

Una nuova location che si somma alla precedente, ingombra di tele e di colori, di oggetti e di sogni. Un luogo in cui ritrovarsi per trattare dei temi più vari che tengono viva la mente e la mano del maggior artista perugino vivente

Tutta Perugia all’inaugurazione dello studio di Venanti in via Bruschi, sopra quello in cui sono nati i capolavori del maggior esponente della Nuova Figurazione. “Un regalo che hanno inteso farmi i miei figli”, ci aveva detto tempo fa Franco, mentre lo studio al piano superiore era ancora in fase di allestimento.

Una nuova location che si somma alla precedente, ingombra di tele e di colori, di oggetti e di sogni. Un luogo in cui ritrovarsi per trattare dei temi più vari che tengono viva la mente e la mano del maggior artista perugino vivente: politica, amore, società, temi cosmici e destini ultimi dell’esistere, fisica e pòlemos, etica ed estetica… non senza una punta di pepe.

Tutto torna nelle tele di Venanti, artista che non si è mai adagiato sugli allori di uno stile accreditato che coniuga figurazione e filosofia. Come definirlo? Un “classico moderno”, che della classicità ha la validità intramontabile. Mentre la modernità è testimoniata mediante un’inesauribile pulsione innovativa. Un uomo alla continua ricerca di sé, anche in termini di temi e stilemi sempre nuovi e imprevedibili. Una Perugia con tutti i suoi limiti, ma anche con le immense risorse di storia e cultura, fatta di uomini e di conci di travertino, di concretezza sferzata dalla tramontana che punge e tiene vivi.

Venanti, narratore inesausto di storie, intrise di allucinazione e verità.

Proprio su questo doppio versante dell’uomo positivo e insieme visionario è incentrato il libro dell’amico Franco Bozzi, storico, filosofo ed estetologo, curatore di mostre ineguagliabili come “Sedizioni e seduzioni”.

Bozzi, amico di vecchia data, che una volta – quando Franco Venanti inventò il filone dell’entropia – si lamentò di essere stato effigiato più vecchio di quanto non fosse. Ed era vero. La risposta del pittore col Borsalino risultò folgorante e spiritosa: “L’artista deve essere sempre profetico”. E Bozzi… abbozzò. Tra i due Franchi è costume essere “franchi”, ma anche amici e reciprocamente estimatori. Con un pizzico di sfottò. Il libro di Bozzi si chiama, non a caso, “Franco Venanti, fra allucinazione e profezia”.

E c’era anche Eugenio Giannì, fondatore dell’Inismo, inesauribile curatore di tante mostre e redattore di cataloghi venantiani, a dar man forte in termini di critica e storia dell’arte. Eugenio, colto e riservato, discreto, ma sicuro e tagliente nel giudizio.

Tante le persone. Intellighenzia locale e nazionale, come si dice: mondo dell’università, del sapere più meno accademico, giornalisti, soci del suo Circolo Bonazzi. E, naturalmente, la famiglia. La moglie Zaira si lascia ritrarre, nel vecchio studio al piano inferiore, in atteggiamento affettuoso. Circostanza sincera, ma inusuale. Perché Franco, che pure ricorda avventure, sperimentazioni ed esperienze da mente apertissima, è piuttosto riservato e tiene per sé i momenti intimi. Franco e la sua Zaira, che lo circonda di cure e di attenzioni, che lo adora come artista e come uomo.

Auguro di cuore a Franco di godersi ancora per molti anni i suoi nidi di creatività: gli studi, la casa, la città. Finché il suo cuore nutrirà l’orgoglio di palpitare d’amore per la vita e per Perugia.

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