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Domenica, 28 Aprile 2024
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LA CURIOSITA' - Edizione da record per Dolci d'Italia a Spoleto: dolce da record (60 metri). Ecco cos'è e come si prepara l'Attorta

Ci sono voluti oltre 60 persone per realizzare il lungo serpentone offerto gratuitamente in piazza Garibaldi

Ben 60 metri di dolcezza distribuita a tutti i cittadini e gli appassionati giunti da tutte le parti d'Italia per il riuscitissimo festival Dolci d'Italia a Spoleto. Il dolce record è un attorta - tipico di Spoleto - che di fatto è la più grande mai realizzata al mondo. Ha richiesto il lavoro di 60 persone fra studenti, docenti e soprattutto i ragazzi  dalle classi III A e IV A Enogastronomia (con la collaborazione di alcuni alunni delle classi 2D e 2E). Una preziosa collaborazione quella con l’IPSEOASC Alberghiero “Giancarlo De Carolis” di Spoleto, per la quale gli organizzatori hanno voluto ringraziano la dirigente scolastica, i professori e gli studenti.

Una particolarità da svelare: per realizzarne la forma c'è stato un confronto con il docente di matematica Federico De Benedictis che ha suggerito l'ispirazione a una composizione basata sulla successione di Fibonacci. L'attorta realizzata su coordinamento dello chef professor Daniele BianchinI lunga 60 metri posizionata dalle 16 lungo corso Garibaldi è stata protagonista di una degustazione gratuita aperta a tutti.

Spoleto, Dolci d'Italia: attorta record lunga 60 metri

COS'E'L'ATTORTA
È un dolce tipico - secondo il portale Umbriatourism.it - che si prepara nel periodo delle festività invernali (da quelle dei Santi e dei Morti fino al Carnevale), soprattutto a Natale. Ha una forma a spirale che ricorda un serpente arrotolato, con il caratteristico colore rosso dato dall’alchermes. La base di pasta sfoglia è preparata con farina, uova e un pizzico di sale, mentre il ripieno è composto di mele cotte nel vino con zucchero, noci, cacao e buccia di limone. Se questa è la ricetta base dell’attorta, nella rocciata vengono aggiunti anche fichi, marmellata, uva sultanina, pinoli, mandorle, cannella e vaniglia. E nelle diverse varianti che esistono sul territorio, c’è chi ama usare anche nocciole, canditi, amaretti tritati e prugne secche.

LA STORIA 
Si pensa che le origini di questo dolce risalgano alle invasioni dei popoli del Nord Europa dopo la caduta dell'Impero Romano - si legge nel portale umbro - dal momento che gli ingredienti usati lo accomunano allo strudel – in effetti i Longobardi per quasi due secoli mantennero il Ducato nello spoletino, uno dei luoghi di cui l’attorta è tipica. Stesse origini vengono attribuite alla rocciata, l’altra nota versione di questo dolce, diffusa tra Foligno, Assisi, Bastia Umbra, Spello, Bettona, Cannara e Bevagna; qualcuno ritiene che possa essere vero il contrario: che i Longobardi apprezzassero così tanto questo dolce umbro da importarlo nella loro cucina. Il suo nome deriva dal dialetto del folignate, da roccia o rocciu che significa “tondo” come la forma che gli viene data. E da queste parti è talmente apprezzato che alla Rocciata di Foligno, riconosciuta prodotto agroalimentare tradizionale umbro, da 25 anni a luglio viene dedicata una sagra nella frazione di S. Giovanni Profiamma.

LA RICETTA
Se volete cimentarvi nella preparazione di questo dolce, ecco qui la ricetta (da umbriatourism): Impastate la farina con le uova, lo zucchero, l’olio extravergine di oliva, un po’ di rhum e un pizzico di sale. Una volta che l’impasto risulta morbido e omogeneo, stendete una sfoglia sottile e ricopritela con le mele a cubetti cotte con gli altri ingredienti:  zucchero, cacao amaro e/o cioccolato fondente grattugiato, scorza di limone grattugiata e noci tritate (se volete provarlo nella versione “attorta”) e con l’aggiunta di fichi, marmellata, uva sultanina, pinoli, mandorle, cannella e vaniglia (se volete cimentarvi con la versione della “rocciata”). Arrotolate la sfoglia su se stessa nel senso della lunghezza, formando un lungo serpentone attorcigliato. Mettetelo in forno a calore moderato e fatelo cuocere per circa 40 minuti. Piccola curiosità: un tempo la sfoglia veniva cotta nella “teggia”, un suolo di ferro con coperchio ingrassato con lo strutto che veniva coperto con la brace fino a cottura ultimata. N.B. Il dolce va conservato a una temperatura di circa 6°/8° C per 2 o 3 giorni.

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