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VISTI PER VOI La storia di un dialogo-monologo madre-figlia che abbatte il muro fra le due dimensioni

Alla Filarmonica di Corciano uno spettacolo che tesse la trama della compresenza capitiniana

Alla Filarmonica di Corciano, la storia di un dialogo-monologo madre-figlia che abbatte il muro fra le due dimensioni.

Uno spettacolo che tesse la trama della compresenza capitiniana. A dimostrare, anche attraverso il percorso della memoria e del rimpianto, come sia possibile il “dialogo fra i morti e i viventi”.

Isabella Ragonese, con un tono assolutamente fresco e naturale (da attrice “consumatissima”), instaura una conversazione con una madre presente-assente. Con l’apparente proposito di confortarla. In realtà, per confortarsi.

La drammaturgia di Lucia Calamaro, “Da lontano. Chiusa sul rimpianto”, è tarata su misura per un’attrice di sicuro talento. Con un intervento, quasi sempre da dietro le quinte, di Emilia Verginelli. Che scopriamo giovane, così come il ricordo fissato sulla pellicola della memoria di bambina della protagonista.

La donna, adulta e psicoterapeuta, ricorda la madre, malata di Alzheimer, che ha visto perdere orientamento e cognizione del suo stare al mondo. Mantenendo dentro di sé un canale di comunicazione reale/virtuale.

Un tentativo di accudimento ex post, dopo aver provato quanto sia difficile cimentarsi con la malattia di una persona cara. Così il confronto propone anche momenti gioiosi, quasi scherzosi (la passione per i fritti, quel supplì assaporato alla stracca/divorato col volere dell’impossibile) che forniscono la misura della fragilità della madre e della figlia.

Un prendersi cura che è curarsi. Medice, cura te ipsum. All’insegna della valenza dazionale dell’espressione I CARE.

Spettacolo denso, sintetico, che si avvale di mezzi semplici e sofisticati, come la telecamera che propone l’immagine dell’aldilà, di quello che c’è oltre la finestra. Aperta sull’ignoto delle nostre coscienze. A un passo dall’abisso. Buio o luce: si vedrà.

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