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La protesta della scuola: docenti in piazza per garantire la ripresa a settembre

I sindacati Cgil, Cil, Uil, Snals e Gilda: "Il ministro Azzolina ha ignorato tutte le nostre richieste e vara un decreto con norme inattuabili"

Uno sciopero “politico” per richiamare l’attenzione sulla scuola e per non “accontentarsi”, a settembre, di una riapertura a metà.

I sindacati, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, hanno proclamato lo stato di agitazione dopo che proposte, iniziative e richieste non sono state prese in considerazione né dal ministro né dal Governo.

Questa mattina, sotto i portici del Palazzo della Provincia a causa del maltempo, si sono ritrovati i responsabili provinciali dei sindacati (Domenico Maida, Cgil; Erica Cassetta, Cisl; Lucia Marinelli, Uil; A. Rita Di Benedetto, Snals; Sante Pirrami, Gilda) chiedendo risposte per gli alunni, i genitori e tutti i lavoratori della scuola. “Abbiamo dimostrato senso di responsabilità anche quando i provvedimenti presi o meglio, la mancanza di interventi da parte dell'amministrazione centrale stavano lasciando le scuole, i dirigenti scolastici, i docenti, il personale Ata nella solitudine e nel disorientamento – dicono i rappresentanti sindacali - Arrivati quasi alla fine dell'anno scolastico, dopo l'ennesimo incontro in cui, a partire dalla ministra Azzolina e dalla maggioranza di Governo, non sono state garantite risposte reali e concrete alle problematiche poste, si è arrivati allo sciopero”.

Quali sono le condizioni della scuola? Un docente su 5 è precario, l’assenza delle condizioni di sicurezza per la ripresa a settembre, l'inadeguatezza degli organici docenti ed Ata, l'insufficienza degli spazi ed l'inadeguatezza degli edifici scolastici, il sostegno degli alunni con disabilità, l'organizzazione del tempo scuola e dei gruppi classi e l'esigenza di una nuova organizzazione pedagogico-didattica, la rimodulazione dei trasporti per rispondere all'ipotesi di turnazione delle classi. E mancano pochi mesi al nuovo anno scolastico, con il decreto Scuola valutato “decisamente insufficiente”, con il rinvio del concorso e del tentativo di stabilizzazione dei precari con almeno tre anni di insegnamento.

Le indicazioni, le raccomandazioni urgenti e i suggerimenti presentati al ministro dell’Istruzione giacciono inascoltati, cercando di fronteggiare il problema principale: per riaprire le scuole il prossimo settembre in sicurezza servono spazi per garantire il giusto distanziamento. La situazione in Umbria è disastrosa: “I nostri edifici scolastici risultano inadeguati a garantire quella distanza di almeno 1 metro che anche l'Organizzazione mondiale della sanità ritiene essere quella corretta per garantire sicurezza – dicono i sindacati - Serve una ricognizione attenta delle 138 istituzioni scolastiche della regione per rilevare la superficie degli 800 plessi e rapportarla al corretto distanziamento”.

Per non parlare delle “classi pollaio”, cioè con 27/28 alunni in media, che si può affrontare solo con la riduzione del gruppo classe, quanto meno per l'Infanzia e la Primaria dove la relazione educativa in presenza è fondamentale. Anche gli studenti più grandi, però, hanno diritto a tornare in aula. “I 115.000 alunni della nostra regione raggruppati in 5.700 classi avranno bisogno di una organizzazione logistica e pedagogico-didattica che non potrà essere quella consueta e quindi di docenti che, mettendo a frutto le esperienze di questi mesi, potranno meglio utilizzare anche nuove metodologie e nuovi strumenti - proseguono i sindacati della scuola - I 9.500 docenti attribuiti alle scuole sono assolutamente insufficienti a far fronte alla riapertura delle scuole. Dovranno essere aumentati di circa 1.500 posti” e non 350 come risulta dai posti in organico di fatto.

La protesta della scuola

Discorso a parte per i 4.184 alunni con disabilità per i quali la didattica a distanza è deleteria e i docenti di sostegno, che cambiano ogni anno: “Gli alunni con disabilità devono stare in classe con i loro compagni per una crescita comune che vale per tutti” dicono i sindacati chiedendo più posti per il sostegno e una maggiore sinergia tra famiglie, scuola, sanità, enti locali. Mentre la soluzione proposta dal decreto Scuola, con i docenti di sostegno che svolgono l'attività didattica a domicilio, è inattuabile.

Capitolo collaboratori scolastici. Per mantenere le condizioni di sicurezza per contrastare la diffusione del contagio da Covid-19 significa anche intensificare la pulizia e l'igienizzazione degli ambienti scolastici, ma il personale è ridotto ai minimi termini e serve un intervento normativo che circoscriva la responsabilità del dirigente scolastico e del personale della scuola limitando la responsabilità penale solo al dolo ed alla colpa grave.

“La crisi pandemica deve diventare occasione per affrontare problemi annosi della nostra scuola: scuole più sicure, più belle, con un numero di studenti adeguato, facilmente raggiungibili, aule più attrezzate significano benessere e sicurezza dei nostri alunni e del personale scolastico senza il quale non c’è scuola, non c'è futuro” concludono i sindacati.

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