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INVIATO CITTADINO Scale mobili del Pellini, Perugia rivuole i mosaici del vento

Si tratta di un vero capolavoro, in termini di progettazione e realizzazione e va assolutamente salvaguardato. L’opera si chiama “150 milioni di Km: distanza fra terra e sole”

Scale mobili del Pellini. Perugia rivuole i mosaici del vento… e vigilerà perché tutto torni allo status quo ante. Opere smontate e rilievi effettuati… ma è meglio vigilare.

Si tratta di un vero capolavoro, in termini di progettazione e realizzazione e va assolutamente salvaguardato. L’opera si chiama “150 milioni di Km: distanza fra terra e sole”. Si tratta di una Rosa dei Venti centrale, circondata da otto icone di putti soffianti a gote gonfie, a simboleggiare, appunto, i flussi d’aria provenienti dai vari punti cardinali. Una specie di piccolo Sistema Solare, coi pianeti che sbeffeggiano il Potere. Scopo evidente: quello di accogliere col sorriso quanti, in salita verso l’acropoli, fruiscono della comoda scala mobile che sbocca in via dei Priori, all’altezza della chiesetta dei santi Stefano e Valentino.

L’opera è dovuta al genio creativo dell’architetto Mauro Monella e fu realizzata con tecniche e materiali assolutamente innovativi, riuscendo a coniugare metallo e marmi in modo mirabile. Un’opera in ‘marmoresina’ (come si usava all’epoca, 1992), che porta memoria degli ultimi artigiani, Fiordi e Giogli i quali avevano il laboratorio vicino al cimitero di Ponte San Giovanni. I metalli modanati costituiscono la silhouette del disegno. Ricorda Monella: “Si tratta di una delle ultime testimonianze di artigianato creativo. All’opera collaborò anche Idalgo Tancetti, fabbro di San Mariano”.

Ora, durante i lavori di rifacimento della scala, quei mosaici sono stati smontati. Si assicura che sono stati effettuati gli opportuni rilievi e che il materiale è stato correttamente conservato. Dunque: primo dovere, quello di conservare, correttamente adempiuto. Ci fidiamo.

Ci si augura che in fase di rimontaggio tutto venga mantenuto “ubi erat, sicut erat”. Giunge infatti voce del fatto che lo spazio a disposizione, nei pianerottoli, sarà superiore a quello di prima. Forse – dice qualcuno – le figure dei venti potranno risultare più distanziate rispetto al Sole centrale. Errore. È una cosa da evitare perché andrebbe a snaturare la concezione originaria dell’opera.

Altra questione sulla quale porre attenzione è quella di riposizionare i Venti secondo l’impostazione corretta. Spiega infatti Monella che i Venti erano collocati nella posizione reale, rispetto alla loro denominazione e provenienza.

La città non vorrebbe, infatti, ritrovarsi con un’opera irrispettosa della concezione nativa. Insomma: conservare va bene, ma anche rimontare secondo le regole. Operare diversamente sarebbe colpevole. E la città tiene gli occhi ben aperti. Spalancati. 

Scale mobili del Pellini, il capolavoro da salvare

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