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San Valentino, Festa dell’amore e degli innamorati fra detti e… contraddetti perugini

La festa risale almeno al 14 febbraio 496. La sua diffusione sembra sia particolarmente dovuta all’ordine benedettino

San Valentino, martire ternano. Festa dell’amore e degli innamorati fra detti e… contraddetti perugini. La festa risale almeno al 14 febbraio 496, quando i Lupercalia, ricorrenza pagana di sfrenato consumismo sessuale, furono aboliti da Papa Gelasio, e sostituiti con la Festa dell’amore. La sua diffusione sembra sia particolarmente dovuta all’ordine benedettino. Sta di fatto che venne cancellata una festività quasi demoniaca per sostituirla con la memoria del matrimonio fra un legionario pagano e una donna cristiana. Sotto il segno di una marcata delicatezza e di un messaggio di integrazione.

Narra il popolo che, nella circostanza, le ragazze da marito scrivessero il proprio nome su un bigliettino appoggiato in una cesta. Alla fine, i nomi delle ragazze venivano estratti e abbinati al nome dei maschi presenti, favorendo la formazione di coppie di fidanzati. Alla faccia della scelta. Più casuale di così non si può!

I detti perugini ricordano il principio “similia cum similibus”, ossia “DDio li fa e Sant’Antonino l’acòppia”, per dire che il protettore degli animali (Antonio abate) è pronubo per uomini e bestie. Che è anche un modo scherzoso per significare: siamo tutti un po’ “animali”.

Altro detto: “Per San Valentino, ogni ucèllo arpia l su cammino” che riveste una doppia allusione. La prima richiama la rinascita della natura e il ritorno degli uccelli che si preparano a celebrare la prossima stagione primaverile.

La lettura maliziosa (che propongo nell’interpretazione dell’indimenticabile Marco Vergoni, dal nostro “… e lascia sta i santi”, Aguaplano editore) allude al fatto che, essendo la festa dell’amore, ci si prepara ad appaganti accoppiamenti. In anticipazione del famoso “piantà maggio” che equivale al seminare sessualmente per favorire la nascita di nuove generazioni.

Per segnalare ironicamente una persona che non riesce a trovare l’anima gemella, si dice “Chi n s acòppia per San Valentino / o sa de stabbio o d arlentino”. Cioè: “Chi non trova partner per San Valentino / puzza di letame o di sudore”. Il riferimento poco garbato è rivolto a chi – in tempi meno asettici del nostro – si lavava poco e, di conseguenza, emanava un olezzo poco gradevole. Da cui la conseguenza dell’essere evitato dall’altro sesso.

Come detto meteorologico, si sente “Quann ariva San Valentino / primavera è più vicino”.

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