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INVIATO CITTADINO Il ricordo di Giorgio Casoli resta vivo nel cuore di tanti perugini

Lo dimostra, in modo inconfutabile, la notizia che racconta come un manipolo di amici ed estimatori abbia dato vita all’associazione “Circolo culturale Giorgio Casoli”

Sono passati tre anni dalla scomparsa, ma il ricordo di Giorgio Casoli resta vivo nel cuore di tanti di noi.

Lo dimostra, in modo inconfutabile, la notizia odierna che racconta come un manipolo di amici ed estimatori abbia dato vita all’associazione “Circolo culturale Giorgio Casoli” che si propone di tenerne vivi il nome e la memoria attraverso iniziative di carattere sociale e culturale. 

Il ricordo: Perugia in lutto, è morto l'ex sindaco Giorgio Casoli

Era l’ottobre del 2019 quando pubblicai un sentito ricordo del politico, ma soprattutto dell’uomo. In quel momento di commozione ne ricordai alcuni momenti di vita e di vitalità. Perché, malgrado l’età e gli acciacchi, Giorgio manteneva una mente lucidissima e una memoria formidabile. Aveva 91 anni, come mia mamma, quando si è congedato con eleganza e discrezione. Da vero gentiluomo. Senza querimonie e a ciglio asciutto.

Sindaco di Perugia dal 1980 al 1987, fu apprezzato e amato per cultura e competenza. Me lo fece conoscere Lello Rossi, ex ragazzo della Pesa, che fu onorato di fargli da vice.

In quella nota di tre anni fa, ricordavo episodi come quello dell’inaugurazione delle copie del Grifo e del Leone. Quando, presente la mia bambina Sara, lo trassi d’imbarazzo per un imprevisto. Del che volle ringraziarmi facendoci entrare nella foto ufficiale, scattata dall’indimenticabile Carlo Tirilli.

Ne ho ricordato i tanti input che mi regalò per qualche mio libro. E gli aneddoti, non tutti riferibili, su personaggi pubblici paludati che, messi alla prova, si rivelarono mediocri e imbarazzanti.

Ho ricordato quel pranzo al Gotto, presidente Giuliano Antonielli, quando Giorgio, buona forchetta, apprezzò la cucina della socia Ada che aveva preparato le tagliatelle fatte in casa.

E infine le chiacchierate sulla panchina di piazza Italia, quando usciva sul tardi a prendere un po’ d’aria e si rammaricava perché la vista non lo assisteva più.

Una volta gli chiesi perché avesse cessato di mandare i suoi brillanti contributi al Corriere dell’Umbria. Mi rispose “Un ce la faccio”. Lo incoraggiai a farsi battere da qualcuno le sue accorte riflessioni sulla politica e sul mondo. Ma il mondo gli aveva voltato le spalle.

La foto in pagina ci ritrae insieme a Mauro Celeschi, nella sala dell’Antica Società del Gotto. Brindammo alla salute di tutti. Ma, soprattutto, all’auspicio per un mondo aperto, una società liberata e fraterna, l’affermazione dei sani principii del socialismo che abbiamo insieme auspicato. Un avvenire che, purtroppo, tarda ad arrivare.

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