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Epatite C, 3500 malati in Umbria: "Dobbiamo individuare i portatori del virus non ancora noti"

L'assessore regionale Barberini: "Percorso terapeutico-diagnostico specifico per il trattamento e cura di tutti i casi conclamati in Umbria"

“Siamo sempre più impegnati nel programma per l’eliminazione dell’epatite C che, entro il 2020,  prevede il trattamento e l’arruolamento di tutti i casi noti, in un percorso diagnostico-terapeutico specifico basato sull’utilizzo di antivirali ad azione diretta, introdotti dal 2014 attraverso un apposito Piano nazionale”: lo annuncia  l’assessore regionale alla Salute, alla Coesione sociale e al Welfare, Luca Barberini, sottolineando che “è stato costituito un gruppo di lavoro integrato per velocizzare l’inizio delle terapie e per intensificare la ricerca e la presa in carico dei casi ancora sommersi, visto che la malattia è a lungo asintomatica”.

  “In Umbria – spiega Barberini – sono 3.500 i pazienti con epatite C conosciuti dal Servizio sanitario regionale. Da gennaio 2015 a giugno 2018, ne sono stati trattati 1.612 con i nuovi farmaci. Restano ancora 1.888 persone, che saranno arruolate progressivamente dai centri prescrittori, con l’obiettivo di completare il trattamento entro due anni, con una spesa di circa 12,4 milioni di euro, che saranno rimborsati dal Ministero della Salute”.

“Il programma regionale per l’eliminazione dell’epatite C – prosegue l’assessore – prevede anche azioni mirate all’individuazione dei portatori del virus non ancora noti, soprattutto tra le categorie più a rischio come tossicodipendenti, carcerati, operatori sanitari, dializzati e trasfusi. A tale fine saranno create maggiori sinergie tra ospedali, servizi sanitari territoriali, medici di medicina generale, operatori dei Sert e degli istituti penitenziari. Valuteremo inoltre l’opportunità di avviare un progetto pilota per lo screening anticorpale per epatite C nella popolazione ad alta vulnerabilità”.

“L’obiettivo – conclude Barberini – è arrivare progressivamente all’eliminazione dell’epatite virale, che rappresenta la causa più comune di malattia cronica epatica, con esiti a lungo termine che vanno da alterazioni istologiche minime fino alla cirrosi epatica e al cancro del fegato. Si tratta di una sfida globale, sollecitata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che conta, entro il 2030, di ridurre al livello mondiale dell’80 per cento il tasso di infezione da epatite C e del 65 per cento quello della mortalità dovuta al virus. Una sfida importante, rispetto alla quale l’Umbria è pienamente all’altezza”.

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