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INVIATO CITTADINO Porta Pesa, intestiamo la piazzetta senza nome al mitico Argentino Pagliacci

La gente della Pesa è decisa a chiedere, alla Commissione comunale di Toponomastica, l’intestazione di quella piazzetta al nome di Argentino Pagliacci

Quella piazzetta che attende di essere battezzata, tra lo storico cedro del Libano e il Ciabatti. E se fosse intestata al mitico Argentino Pagliacci?

C’era una volta il “Littorio”, fulgido esempio di architettura razionalista, poi ribattezzata elementare “Primo Ciabatti”, nobile figura di partigiano. A fianco della scuola, lo storico cedro del Libano che domina sulla piazzetta. Gli abitanti della Pesa la chiamano, appunto, “Piazzetta del Cedro”, anche se un nome “legale” non ce l’ha. Quell’aiuola è curatissima da Marisa Rosi che ha sostenuto le spese di allestimento e manutenzione.

Qualche tempo fa si ventilò l’ipotesi di intestarla al senatore Raffaele Rossi, “Lello” per chi, come l’Inviato Cittadino, ebbe a frequentarlo per motivi di viciniorità (abitavo nella stessa casa dei suoi genitori: la sòra Maria e l sòr Romeo).

L’idea non passò perché qualcuno sostenne, avventatamente, che la piazzetta era “troppo poco”. Solito errore di confinare in luoghi remoti e lontani dalla vita del “celebrato”. Quasi che le intestazioni e la loro importanza si misurassero a metri quadri.

E dire che sarebbe stato bellissimo: in quel luogo Lello visse, fu attivo in termini di azione politica e relazionale. Altro che strade fuori città! Mi raccontava che, non lontano da lì, nell’orto dietro il muro aveva nascosto “le armi”, qualche fucile scassato e una pistola arrugginita. Ma erano ragazzi e contava l’ideale.

Quanto alla piazzetta, sta circolando l’idea di un’intestazione al nome e alla memoria di Argentino Pagliacci. Ma chi era costui? Un oste, colui che inventò la storica trattoria “Da Argentino”. Dei due figli di Argentino (Umberto svolse il ruolo di Presidente della Provincia di Perugia per oltre un decennio), fu Mario a gestire la trattoria fino alla chiusura e prima che quell’edificio venisse nominato “palazzo della vergogna”, per le occupazioni abusive, il sudicio, il degrado cui fu soggetto.

Oggi quel palazzo è tornato a dignità ed è adeguatamente utilizzato. Al posto della trattoria, una pizzeria.

Argentino era famoso per l’utilizzo del “quinto quarto”, ossia frattaglie, trippa, budelli, stinco, coda, lingua… e tutto quanto fa economia. Materiale che, se ben cucinato, può costituire una vera ghiottoneria. E poi là si beveva qualche bicchiere di vino, genuino, non “adacquato”.

“Da Argentino” era frequentata da operai e artigiani della Pesa e dintorni. In quel luogo – ritenuto, a buon diritto – “covo di antifascisti”, si tennero riunioni e conciliaboli, momenti di lotta e di festa, di cordoglio per compagni torturati e uccisi. Ma anche feste, come quella di laurea di Raffaele Rossi, quando il postino (sentito che si era laureato in “Lettere”) gli disse: “Lello, da oggi siamo colleghi!”.

Insomma, tanta storia e identità fra quelle mura. A quattro passi dalla piazzetta ancora senza nome. E il nome di Argentino è ancora vivo nella memoria di chi c’era e di chi se l’è sentita raccontare.

È per questo che la gente della Pesa è decisa a chiedere, alla Commissione comunale di Toponomastica, l’intestazione di quella piazzetta al nome di Argentino Pagliacci. Da ex ragazzo della Pesa, credo proprio che sarebbe una buona scelta. 

Porta Pesa, la piazzetta senza nome attende di essere battezzata

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