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PERUGINERIE C’era una volta (e c’è ancora) la stazione meteorologica di via del Sette

Ricordando il "pictor optimus" Franco Venanti, scrittore e memoria cittadina

 Affissa a una delle pareti dell’Hotel La Rosetta.

Nell’adiacente vetrina c’è stato di tutto: dall’esposizione di automobili De Poi alle scarpe di Bata. Oggi vi ha sede il negozio di abbigliamento Doppelgänger.

Ma, mentre tutto il resto cambia, quel reperto di tecnologia d’antan è sempre lì. Sebbene malconcio. E con gli ‘occhi’ spenti (il lettore capirà tra poco la metafora).

Quel cimelio fu installato dalla premiata ditta di ottica Bartoccini e Nebbiai. Su input dell’Azienda autonoma di Turismo, allora presieduta da Giuseppe Agozzino.

Fu uno splendido dono, assurto al rango di stazione climatologico/meteorologica ufficiale dai perugini.

Specie a favore di quelli che facevano le vasche in corso Vannucci. Così si chiamava, vasca (ardita metafora che evocava la piscina), l’andirivieni tra la Fontana Maggiore e i giardinetti, fino alla balaustra alla quale si affacciava, scoprendo l’infinito nella propria finitezza, il triste poeta Sandro Penna.

E dove arrivava, imbacuccato, salendo da via Bonazzi, il pittore Franco Venanti da bambino, accompagnato dal  fratello Luciano e dal padre Domenico. La sera, quando chiudeva la bottega al Corso. Al marito, la mamma, preoccupata e premurosa per Franco gracilino, raccomandava Non fa pià freddo tal figlio che poi s’ammala! Cosa che – mi raccontava Franchino – accadeva spesso: ossia che si prendesse il mal di gola (più per le sudate che per la perfida tramontana perugina, ma non lo avrebbe mai riconosciuto). Infagottato, incappellato… come lo fu sempre fino a ieri. E qualche volta malato. Almeno un po’.

Quello strumento, che indicava tempo e temperature con barometro e termometro, è stato un solido e credibile riferimento. Ancora funziona. Roba solida: d’altri tempi. E c’è sempre qualcuno che tiene d’occhio i due margini, destro e sinistro, con rispettivamente le luci (ormai spente) accanto alla scritta migliora/peggiora. Non è difficile trovarvi davanti qualcuno che commenta. Spesso un anziano.

Ricordo che una volta – finché le lucine hanno funzionato – il migliora accendeva la lucina verde, mentre il peggiora avvertiva del maltempo col rosso.

Ora le due lampadine sono fuori uso. Da parecchio. Ce ne dà conto il peruginologo Walter Pilini, custode di memorie e identità.

Per sostituirle non serve affidarsi all’Art bonus. Credo che dovrebbero bastare una decina d’euro. Si trovi l’elettricista. Ho il portafogli aperto. Se per essere considerati mecenati… basta così poco. Ci sto.

Strettamente personale. L’amico Franco Venanti, che abitava nella sottostante via Bonazzi, ha dedicato pagine bellissime a via del Sette. Nello specifico nel suo ultimo libro L’alfabeto, da me prefazionato e curato con amichevole ed affettuoso editing. Nel racconto “Vicoli di Perugia”, scrive tra l’altro Si chiama via del Sette per la curva che la fa sembrare come il numero detto. Sfocia davanti all’albergo La Rosetta che a quei tempi, insieme all’Hotel Brufani, era un albergo molto frequentato dai fascisti… Questa stradina era spesso percorsa da noi ragazzi perché ci portava ai Giardini Carducci. Il vicolo era assai maleodorante perché ospitava un vespasiano…

Parla poi dell’albergo Leon d’Oro e degli incontri galanti, prezzolati e non, che vi si tenevano, degli artigiani, dell’insalata condita con lo sbruffo. E di tante altre “peruginerie”. Alle quali appartiene la stazioncina meteo da tutelare.

Poscritto (a cura di un fedele lettore). Giuliano Maria Mastroforti ci scrive: "Tanti anni fa, fu rubato il barometro (primo in basso) e sostituito con uno più piccolo, poiché non si trovava più un quadrante di quelle dimensioni". Verissimo. All'insegna del detto quando la cronaca diventa storia. E della necessaria precisazione per la quale, in coda ai servizi, andrebbe citato l'aureo brocardo "salvo errori od omissioni". Ma lo diamo per scontato.

Foto - La stazioncina meteo di via del Sette

(Foto Sandro Allegrini)

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