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PERUGINERIE Befana/Beffana/Pifanìa, saldi (tanti) e soldi (armasti pochi)

Detti e ridetti intrisi di peruginità

Ricorre oggi la Befana 2024. Riecheggia il brocardo La Piffanìa tutte le feste porta via.

In lingua perugina la si dice con due effe (Beffana) e si chiama Piffanìa la festa. Perdendo il senso vero della epifania, ovvero “manifestazione” di Nostro Signore.

A chi i dolci, a chi l’amaro. Ai bambini buoni, la calza e le leccornie. La Vecchia a cavalcioni sulla scopa porta invece il carbone ai bambini cattivi. Materia prima combusta (ciò che resta del ceppo abrugiato ntól  camino), ossia simbolicamente i residui dell’anno vecchio e dei suoi mali. Chiamali: crisi economica, covid, debito pubblico e via maledicendo.

Ma, siccome l’Epifania è una festa bella e buona, anche il carbone è dolce, ultima consolazione dopo le amarezze per  la detestata, temuta e inevitabile riapertura della scuola.

Gli ultimi compiti da eseguire, croce e delizia (ma soprattutto croce) per alunni… genitori e nonni. Mannaggia quella scorfana della maestra che l’ha caricati anche stavolta. Piasse n colpo!

È tempo di saldi. Ma i soldi? L’inflazione riduce il potere d’acquisto delle famiglie, ma non si vuol rinunciare a qualche offerta fra le tante esposte in vetrina. Alla ricerca dell’affare. Per chi? E fa ridere quella scritta inglese sulle vetrine: SALE.

“Sale”, cosa? Il costo della vita! Su questo non ci sono dubbi. E la scritta inglese, ormai internazionale, SALE, suscita più di qualche ironia in proposito. Ho sentito commentare: diquì mesà che cala!

Il detto sugli Innocentini e la fine dei soldi. Un vecchio detto  recita Pé j Innocenntini / finite le feste / finiti i guadrini. Il riferimento è alla Festa dei Santi Innocenti che cade il 28 dicembre. Quando, insomma, si è dato fondo alle risorse.

Che se magna. Quali le specialità gastronomiche della tradizione? È consuetudine gustare la torta col formaggio, accompagnata dal capocollo, che “è la morte sua”. La torta, come a Pasqua. Dato che l’Epifania è la prima Pasqua dell’anno. Per dolci, i classici tozzetti col Vin Santo.

Se avanzati dal Natale. panettoni, pandoro e dolciumi vari, venduti ai supermercati (se vi sbrigate) a prezzi di saldo

Parola d’ordine: dimagrire. È na parola! Niente dolci, dunque, ma “carbone” vero: di pioppo, salice e betulla. Per digerire.

Rimuovere i sensi di colpa. Per evitare spiacevoli sorprese, ignorate, per qualche tempo, la bilancia. Toglietele il saluto! E riparlateci fra qualche settimana, quando avrete smaltito gli eccessi.

 

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