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INVIATO CITTADINO Scale mobili del Pellini, ecco chi le ha costruite

Quelle scale mobili della Cupa hanno progettisti e autori di vaglia… è giusto ricordarli

Quelle scale mobili della Cupa hanno progettisti e autori di vaglia… è giusto ricordarli. Anche in omaggio al brocardo “unicuique suum” che, non a caso, campeggia sulla testata dell’Osservatore Romano.

L’Inviato Cittadino chiede venia se – preoccupato della sorte “estetica” di quell’artistico pianerottolo – ha omesso (dando per scontato ciò che non lo è) i nomi di quanti hanno contribuito, a vario titolo, a quella realizzazione complessiva.

Com’è noto, oltre che scale mobili “del Pellini” (in omaggio al viale sottostante, che ricorda un importante storico della città), quella struttura è anche detta “della Cupa”, intendendo riferirsi alla superficie così denominata e alla strada relativa. Trattandosi di zona franosa, la strada fin dal Medioevo fu retta da un poderoso muro di sostegno. Ai suoi piedi, una cloaca maleodorante definita “cul de Borgna”, ossia “sedere di Porta Eburnea”, in prossimità del cosiddetto “Campaccio”. La strada deve il proprio nome (Cupa) non all’oscurità, ma alla somiglianza col piatto fondo, da minestra, così denominato in lingua perugina. Nell’Alto Medioevo, “cuppa” indicava appunto un luogo avvallato.

Venendo agli autori, voglio ricordare che progettista architettonico e direttore artistico ne fu l’architetto Luigi Fressoia, ora presidente di Italia Nostra e ancora nei ranghi dei dipendenti del Comune di Perugia.

Direttore dei lavori fu l’ingegner Paolo Baldugrani, assistito dal maestro d’arte Mario Fondacci, e dal disegnatore, geometra Claudio Ferracci, ancor oggi in Palazzo Grossi, con competenze relative al Centro storico.

Furono incaricati Mauro Monella per la decorazione a pavimento e il maestro Umberto Raponi per il colore delle parti in metallo. L’inaugurazione ebbe luogo il 3 dicembre 1989, ossia un trentennio fa. Da qui l’esigenza di procedere all’attuale rifacimento.

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