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Perugia in lutto, è morto l'ex consigliere comunale Domenico Micheli: "Un punto di riferimento"

Il sindaco Romizi: "Ha servito la nostra Perugia". L'ex assessore Calabrese: "È stato un bravissimo Consigliere comunale"

Perugia in lutto per la morte dell'ex consigliere comunale Domenico Micheli. Come spiega il Comune di Perugia "ieri è mancato all’affetto dei suoi cari e di tutti noi Domenico Micheli. Ha servito la nostra Perugia tra i banchi del Consiglio comunale, al quale era stato eletto nel 1995. Per gli anni successivi stimato, apprezzato e benvoluto riferimento in quell’aula consiliare. Dopo due anni di impegno, al quale ha saputo far fronte con il coraggio e la serena determinazione che lo distinguevano, ieri si è spento vicino ai suoi cari, la moglie Cesarina ed i figli Andrea e Francesco. A loro va un affettuoso pensiero del Sindaco Andrea Romizi e di tutta l’amministrazione comunale".

E ancora: "Per espresso desiderio di Domenico, un grazie particolare al reparto di oncologia e gastro oncologia dell’Ospedale di Foligno per la grande professionalità e particolare umanità con la quale hanno seguito i suoi ultimi impegni di vita".

Il funerale domani alle 15 nella chiesa di Ponte Felcino. 

Ecco il ricordo dell'ex assessore comunale, Francesco Calabrese, condiviso su Facebook: "Ieri se ne è andato Domenico Micheli. Dopo due anni di battaglia che ha vissuto con lo spirito, determinato e mite, che lo ha sempre distinto. È stato un bravissimo Consigliere comunale che ha servito la nostra Perugia. Fummo eletti insieme nel 1995 con il Cdu, ultimo frammento democristiano transitato nella seconda repubblica. Per noi due era la prima volta, eletti nello stesso gruppo con Pompeo Cagini e Carlo Merlini che, invece, già vantavano visibile e rodata esperienza a Palazzo dei Priori. Il loro veto incrociato del dopo elezioni sulla scelta del capogruppo rendeva Domenico la soluzione naturale. All’epoca 48 anni, impegnato sin da ragazzo nella Dc, anche con una solida esperienza sindacale nel settore bancario (lavorava al Mediocredito), dopo anche quell’impasse, era il naturale nostro capogruppo. Invece volle che lo facessi io. Stavo compiendo trent’anni, veramente l’ultimo arrivato, tra i più giovani in quel Consiglio, io che consideravo quella mia elezione il traguardo, sognato sin da ragazzo come giocare una finale dei mondiali. Dover fare persino il capogruppo non mi sentivo in grado, ma feci cento bei respiri e diedi retta ai suoi incoraggiamenti. Un caso unico nell’ambiente politico, rifiutare un incarico per proporre qualcun altro, il più giovane. Questo era Domenico. 
In quegli anni ho cercato di imparare da lui spirito e impegno che metteva nel ruolo, che lo rendevano capace di trattare il bilancio comunale con una confidenza, tecnica e politica, come nessun altro amministratore comunale ho più visto a Palazzo dei Priori. E li ho visti tutti.
Figlio del dopoguerra, periodo con le sue contraddizioni, con una sua storia sicuramente impegnativa, ma anche molto bella. Me l’ha raccontata un po’ per volta ultimamente, credo sia istintivo per chi sente il tempo che sta scadendo. Il suo speciale rapporto sin da ragazzi con Cesarina, coppia con un legame fortissimo, che il tempo, con anche gli impegni che impone, non ha minimamente scalfito, anzi.
Il suo impegno politico dettato da autentica passione, alla quale non ha mai rinunciato. Lo scorso 27 maggio, ricoverato all’ospedale di Foligno, pur con le sofferenze di una situazione che stava ormai precipitando, non ha sentito ragioni, ha firmato tutto ciò che c’era da firmare (con i medici un po’ increduli, un po’ arrabbiati) ed è andato a votare nella sua sezione di Ponte Felcino.
Domenico mancherà alla nostra Perugia, ma lascia due figli tanto in gamba, Andrea poliziotto e Francesco funzionario alla Corte dei Conti, che continueranno a seminare e moltiplicare l’esempio che lascia il loro grande papà.
Negli anni mi ha sempre gratificato di considerazione e affetto, quando non riusciva l’incoraggiamento come quella prima volta, pronto a mandarmici quando mi volevo tirare indietro. Ogni tanto viene da tirarsi indietro. Come in quest’ultimo periodo, che non sapevo se finivo per essere invadente ad entrare nella sua stanza d’ospedale. La sofferenza non ha mai piacere di mostrarsi. Poi, invece, partiva quel suo sorriso e la mano si stringeva. Sempre lui". 

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