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Peppino Evangelisti, patriota perugino, fu massone... ma non si ha il coraggio di dirlo

Onestamente, lasciare quella tomba in condizioni riprovevoli è veramente ignobile. E qualcuno ha il dovere di tutelare la memoria di quella figura degna di rispetto

Vanni Capoccia, ingegno critico della Vetusta, è stato il fulcro da cui – gliene va dato atto – ha mosso la sollecitazione dell’Inviato Cittadino che invitava a non privare del nome originario il Palazzetto dello Sport del Pian di Massiano, intestato al grande perugino Giuseppe Evangelisti.

A lui il merito di avermi fornito utili suggerimenti e indicazioni sulla biografia di Evangelisti e anche sulla realizzazione della copia bronzea del busto in gesso, conservato presso la Società di Mutuo Soccorso.

Capoccia si chiede come mai la Massoneria perugina non abbia rivendicato a sé questa appartenenza che le avrebbe fatto onore.

Scrive: “Ero certo che - pubblicamente, con forza e con orgoglio - la massoneria perugina l'avrebbe rivendicato”.

Ma così non è stato.

E racconta: “Giuseppe Evangelisti, vivendo negli ideali risorgimentali e nel culto di Garibaldi e di Mazzini, è stato effettivamente un massone”.

E dettaglia: “Affiliato inizialmente alla Loggia Guardabassi (professione verniciatore), divenne poi elemento di spicco nella Loggia XX Giugno 1859 della quale è stato anche Maestro Venerabile con Guglielmo Miliocchi “Grande Oratore”. Ed è stato grazie all'amicizia e all’ammirazione coltivata nei confronti di Evangelisti che scelsero di essere iniziati a Perugia i “quattro moschettieri” Peppino, Menotti, Ezio e Sante, nipoti di Giuseppe Garibaldi, davanti ai quali si sarebbero spalancate le porte di ogni loggia massonica del Mondo”.

Dunque, un’ingiustizia?

“Insomma, quella di Peppino Evangelisti è stata una vita spesa coltivando l'amore per il ciclismo, la fede negli ideali repubblicani e nella massoneria perugina nella quale è entrato senza una lira in tasca come verniciatore, e senza una lira, e come verniciatore, è uscito”.

In quale considerazione?

“Evangelisti è stato figura di solido riferimento della Massoneria perugina nella quale, insieme a Francesco Guardabassi (“l babo d’i perugini”, ndr), Memmo Miliocchi e Mario Angeloni, è considerato una delle colonne ideali portanti”.

Perché, dunque, questo silenzio?

“Non si sa e non si capisce”.

C’era forse qualcosa da nascondere?

“Non saprei e non voglio azzardare ipotesi di nessun genere”.

Certo è che l’Inviato Cittadino, su impulso dell’amico Vanni, si è recato al cimitero monumentale di Perugia per verificare lo stato di quel sacello le cui condizioni sono state segnalate come vergognose. L’impressione è stata assolutamente sconfortante. La tomba di Giuseppe Evangelisti (in prossimità di quella di due altre glorie perugine, l’aeropittore Gerardo Dottori e lo stesso Memmo Miliocchi) sta in condizioni pietose. Le scritte sono illeggibili, la pietra è incrostata e scurita dallo smog: un vero sfregio alla civitas perusina e alla sua storia. 

La tomba di Peppino Evangelisti, sporca e con la scritta  illeggibile-2

 Prima di fare tante chiacchiere a vuoto, sarebbe il caso di dare una ripulita. Lo chiedemmo per quella di Dottori, che adesso è almeno dignitosa. Onestamente, lasciare quelle tombe in condizioni riprovevoli è veramente ignobile. E qualcuno ha il dovere di tutelare la memoria di quelle figure degne di rispetto. Non c’è bisogno di dire chi.

E chiudo con una citazione da Claudio Spinelli, che non conobbe di persona Evangelisti, (morto quando Claudio aveva appena cinque anni), ma che di Miliocchi fu amico e discepolo: “Ma pòle sta che de ’sta situazzione / me ciò da ’ְncazzà’ io che ’n so’ massone?”.

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