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L'OSSERVATORIO di Marco Regni | Scuola: da Berlusconi a Bonafede agli ‘mbuti… Ora serve fare tutto ciò che è necessario

Nei giorni scorsi, in occasione del dibattito sulla sfiducia individuale al Ministro della Giustizia Bonafede, sul cui operato ho un personale e severo giudizio, alcuni interlocutori sui social media più vicini al pensiero di centro destra mi prospettavano, quasi in termini provocatori, l’idea che forse sarebbe stato più comprensibile per larga parte dell’elettorato, soprattutto in questo frangente di emergenza covid19, una mozione di sfiducia individuale al ministro dell’Istruzione
Azzolina. Per quanto mi riguarda non si può che condividere in termini di comunicazione politica questo tipo di analisi, seppure sono da sempre avverso al meccanismo delle mozioni di sfiducia individuale verso i ministri della Repubblica perché la responsabilità politica dell’azione del governo ritengo sia assolutamente collegiale.

Su questo punto però la Corte Costituzionale ha già deciso in senso opposto con la sentenza n. 7 del 1996 sul “caso Mancuso” (https://www.giurcost.org/decisioni/1996/0007s-96.htm ) altro ministro della Giustizia dell’allora Governo Dini colpevole di eccesso di garantismo e simpatie
berlusconiane. Tornando alla questione scuola non c’è dubbio che il tema stia interessando - per certi versi direi il termine più corretto sia angosciando - ormai da molti mesi le famiglie italiane e sul punto molte polemiche sono nate sui social. All’inizio del lockdown, prima di Pasqua sul perché la scuola non sarebbe ripartita nella Fase2 ed ora invece le polemiche sono sulla modalità della ripresa delle lezioni in aula a settembre.

Sulla scuola, da sempre, si giocano molto le fortune dei governi, sia in positivo che in negativo, penso che Matteo Renzi ancora si ricordi di come l’errore di comunicazione e l’errore policico dell’estromissione degli insegnanti e del sindacato nella fase di predisposizione della c.d. riforma “buona scuola” abbia segnato in maniera negativa lo spin della sua azione di governo, pur essendo stato quell’esecutivo uno di quelli che dopo anni di tagli ha ripreso ad investire sul settore
dell’educazione.

Non tratterò in questa riflessione la questione ‘mbuti ovvero gli aspetti di gaffe, cambi di posizioni, smentite ed altro a cui abbiamo assistito in questi mesi da parte del titolare del dicastero di Viale Trastevere, 76/a. Chioserò solo dicendo che quando i politici tramite gli spin doctor tentano ed esagerano nella conquista del consenso mediante la ricerca di uno 'stile pop', spesso cadono nel trash. L’eccesso di comunicazione non ponderata, di post facebook, di dirette social, di
tweet, alla lunga, soprattutto nelle crisi dagli aspetti indefiniti, danneggia il personaggio politico e velocizza il suo logoramento.

A gennaio 2020 Il Ministro Azzolina era classificato al terz’ultimo posto per la fiducia degli italiani (15,3% - fonte Euromedia research), oggi non penso che la situazione sia migliorata, anzi... Le aspettative deluse delle famiglie italiane di una ripresa della scuola con la fase2 sono ormai archiviate. Continuo a ritenere che in realtà le modalità di ripresa che avremo a settembre le avremmo potute realizzare anche a maggio, ma purtroppo è andata diversamente e a farne le spese sono stati i quasi 8 milioni di studenti di cui oltre 116.000 umbri. Da oltre un mese sui social si svolge un dibattito fra pedagogisti e genitori che chiedeva la ripartenza della scuola in presenza e almeno di non privare i ragazzi di un elemento simbolico di chiusura del ciclo didattico, ovvero un ultimo giorno di scuola da vivere insieme, socialmente in presenza, all’interno del proprio istituto o all’aperto.

Ne ho scritto anche io più volte a fine aprile, è di venerdì 23 maggio la notizia che il Vice Ministro all’Istruzione, l’Umbra Anna Ascani ha fatto propria questa giusta proposta. Speriamo che si riesca almeno questa a realizzarla per non privare tanti ragazzi soprattutto i più piccoli di un rito simbolico importante per la loro vita anche se è di oggi la notizia che il “beffardo” comitato tecnico scientifico ha bollato questa ipotesi come irrealizzabile. 8 milioni di bambini e adolescenti sono stati privati di socialità, di contatti di ogni tipo e non vedono l'ora di incontrarsi. Molti hanno vissuto più di due mesi confinati, nel migliore dei casi, in
100 mq.

Non tutti sono fortunati come gran parte dei ragazzi umbri a vivere in case spesso con giardini, moltissimi ragazzi che vivono a Roma, Milano, Palermo si sono trovati murati vivi in appartamenti senza giardino, a volte senza balconi. Pensate ai ragazzi di V elementare di queste grandi città a cui – se la proposta fatta propria anche da Anna Ascani – non dovesse realizzarsi, saranno privati della gioia di rivedere i loro compagni di classe che a settembre andranno in 3/4 scuole medie
diverse. Lo stesso ragionamento vale per i ragazzi dell’ultimo anno di scuola media. Occorre un rito di passaggio simbolico ma reale, un ricordo per la loro memoria e la loro felicità. Non cogliere almeno questa occasione da “ultimo giorno” e di celebrazione del “passaggio”, sarebbe l’ennesimo grave errore perpetrato ai loro danni.

E’ stato un furto di vita e di futuro. Per questo ritengo un obiettivo minimo quello dell’ultimo giorno a scuola/parco in presenza. Un modo simbolico per dire loro GRAZIE, perdonateci, non siamo riusciti a fare di più. Ci scusiamo con voi! Un altro immenso GRAZIE, genitori e Stato debbono rivolgerlo agli operatori del mondo della
scuola ad iniziare da Insegnanti e dirigenti scolastici. Sono stati davvero messi a dura prova nel rimodulare, o meglio rivoluzionare la didattica in assenza di certezze, di linee guida chiare e definite, dovendosi scontrare con le difficoltà di una didattica on line che scontava in larga parte di zone del Paese problemi di infrastrutture, di device, del fatto che nessuno vi era preparato anche perchè le famigerate "3 i" di berlusconiana memoria rimasero sulla carta.

Non le ricordate? Una buona intuizione condensata in uno slogan nel 2001 Internet/Informatica, Inglese, Impresa ovvero la rivoluzione della scuola italiana mai realizzata perchè al fianco di questo slogan gli anni 2000 in gran parte governati dal centro destra hanno visto anche il periodo di maggiore riduzione di risorse per il mondo della scuola. I tagli di Tremonti colpirono profondamente un settore vitale per lo sviluppo del futuro della nostra Italia. La frase che sintetizza l'approcciò che dominò quel periodo - giornalisticamente attribuita a Tremonti - anche se il diretto interessato l'ha sempre smentita - è "con la cultura non si mangia". Il lavoro dei docenti, faticoso, reinventato, e sperimentato per la prima volta sia con i ragazzi che mettendo alla prova se stessi. Hanno dato tutti il massimo. Le cronache sono piene anche in questi giorni di sperimentazioni, voglia di ripartire, di progetti realizzati con i dirigenti scolastici e con le comunità locali. Un lavoro encomiabile. Gli insegnanti sono stati davvero gli altri eroi di questa tragedia del covid19. Uno studio pubblicato il 18 maggio su La Stampa dice che il 54% degli studenti, in pratica uno studente su due, ha affermato che durante le lezioni via web ci si stanca di più, che il 48% degli studenti ha avuto gravi difficoltà a partecipare alla didattica a distanza e che oltre il 65,5% degli studenti ha riscontrato più volte problemi con connessioni inadeguate o nessuna connessione.

Ritengo però che non tutto sia stato negativo, penso invece che la "dad" questo periodo di forzata "scuola digitale" potrà essere prezioso per la nuova scuola del domani che andremo a costruire. Penso ad esempio che un domani per i lavori di gruppo dei nostri ragazzi, zoom, meet, e tutte le altre infrastrutture potranno essere una risorsa in termini di tempi di spostamento, riduzione dell'inquinamento, facilitazione dei rapporti e costruzione di reti e nuove competenze. Così come
la dad e le sue declinazioni saranno utilissime ad esempio per il recupero degli alunni dopo periodi di malattia, la dad potrà essere sempre più utilizzata e integrata nel mondo della scuola per tante funzioni che oggi non riusciamo a immaginare ma che cambieranno in positivo la vita di insegnanti, famiglie e studenti.

La scuola però è soprattutto socialità. Socialità orizzontale fra ragazzi e verticale con i professori. Non si può non condividere l'appello di 16 intellettuali ad iniziare dal Prof. Alberto Asor Rosa, Luciano Canfora, Massimo Cacciari. La scuola è educazione è crescita insieme, è autoregolazione, disciplina, gioco, è un luogo, è un'isola per tanti ragazzi in cui maturare la crescita intellettuale, morale, una coscienza civile e politica. Questa scuola è stata negata.

Abbiamo il dovere, lo Stato ha il dovere da settembre di ripartire. NON C'E' PIU' MOLTO TEMPO PERO' PER DECIDERE IL COME. Non entro nel merito di tutte le ipotesi in campo, spesso fra loro contraddittorie. Anche il Ministro le ha più volte contraddette. Diciamo che in genere le ipotesi corrono lungo due assi di pensiero, un pò come i due gruppi di esperti incaricati, uno relativo alle modalità didattiche e uno relativo al comitato tecnico scientifico che valuta le condizioni di sicurezza e salute.

Il primo filone di pensiero, quello relativo alla didattica afferma che "più il ragazzo è piccolo di età e più ha necessità di scuola in presenza, più è grande di età e più è capace di poter fruire della scuola in modalità dad". Sembra un concetto banale, ma evidentemente non lo è visto che di fatto a queste conclusioni si è arrivati solo lunedì scorso. L'altra parte del ragionamento, quello della sicurezza, verte sull'assioma ormai assunto a modello generale per ogni valutazione pandemica, della DISTANZA FISICA. Ecco quindi che da questo assioma discende tutta una infinita discussione sui cm o sui metri di distanza dei banchi fra di loro, i 2 metri di distanza dei banchi dalla cattedra. Più sarà minima la distanza fra i banchi e più c'è il rischio che si introdurrà l'obbligo per gli studenti della mascherina. La mia preferenza è che i banchi siano più distanziati ma ci si tolga dalla testa l'idea dell'obbligo della mascherina che trasformerebbe un luogo di socialità in un inferno. IL PROBLEMA è che al di là di come alla fine verranno declinati questi due principi sopra elencati: didattica e distanza fisica, la scuola italiana a settembre non potrà riaprire come prima, rischia di affrontare le stesse identiche difficoltà che avrebbe affrontato a maggio senza nel frattempo aver fatto passi in avanti. Nelle nostre 369.769 classi (Umbria 5.767) distribuite su 40.749 strutture scolastiche (Umbria 808) sappiamo tutti che la grandezza delle aule disciplinata con D.M. 18/12/1975 modificato, integrato e derogato più volte in 45 anni ( https://www.tecnicadellascuola.it/il-rapporto-fra-numero-di-
 alunni-e-superficie-dellaula ) sia che si applichi un metro di distanza fra un banco e l'altro o i due metri o anche 50 centimetri, comporterà la necessità di "spezzare" le classi in più turni.

Le possibilità saranno due e sono note dall'inizio del lockdown:
1) turni di insegnamento metà classe la mattina e metà il pomeriggio a settimane alterne;
2) metà classe una settimana di lezione frontale e l'altra metà in dad e la settimana dopo il contrario. 

Tertium non datur. Mi sembra che ci si stia orientando, con buonsenso, sull'opzione n. 1 dalla quale però è evidente deriveranno delle difficoltà da affrontare in tempi brevissimi, perchè di grande difficoltà. Ne elenco solo alcune e in ordine casuale.

a) TRASPORTI non è una questione banale, anzi è fra le più complesse, riorganizzare i trasporti scolastici per le amministrazioni comunali sarà terribile. Il doppio delle corse, riduzione per legge del numero degli studenti trasportati ad ogni corsa, moltiplicarsi dei costi, necessità di confronto non solo con i gestori del trasporto scolastico ma anche con quelli del TPL perchè i ragazzi delle scuole medie e delle scuole superiori utilizzano - in città e fuori città - le linee urbane ed extra urbane del trasporto locale che a sua volta dovrà rivedere tutta la programmazione delle linee. E se la scuola si organizza in turni, e gli studenti della frazione xxx che vanno al liceo yyy avranno lo stesso turno? Immaginate le combinazioni di problemi possibili....

E le famiglie che non possono permettersi il trasporto pubblico? quelle che si organizzavano con propri mezzi per accompagnare i figli? saranno libere di cambiare l'orario d'ingresso al lavoro? e la settimana che lo studente entrerà il pomeriggio? o i turni rimarranno sempre alla stessa ora? Sono tutti problemi che o si inizia ad affrontarli subito o altrimenti riorganizzare il sistema attorno al quale ruotano gran parte delle famiglie italiane, sarà impossibile.

b) IL COORDINAMENTO DEGLI INSEGNANTI classi a turni o spezzate, anche con “orario scuola” ridotto a 45 minutiche permette a parità di ore lavoro per docente, la possibilità di svolgere più ore di lezione per classe. significa comunque la necessità di affiancare al corpo docenti "storico" o stabile che dir si voglia della propria classe anche altri insegnanti che andranno ad integrarsi con loro in maniera coordinata. Immaginiamo poi che ogni "pezzo" (orribile parola ma rende bene
l'idea di ciò che ci aspetta in termini di "frattura" del rapporto fra i ragazzi) dovrà avere un corpo docente che vedrà un pò degli insegnanti storici e un pò di quelli nuovi. Non vorrei mai dover vestire i panni dei dirigenti scolastici e affrontare questi problemi di coordinamento, di definizione delle due articolazioni di classi in turni e con quali criteri (ordine alfabetico? amicizie?, luoghi di provenienza? indicazioni dei genitori? degli insegnanti?) a cui seguiranno le inevitabili e prevedibili polemiche (sigh!) da parte dei genitori, ne elenchiamo qualcuna: "mio figlio/a è stato messo nella classe con gli insegnanti meno capaci, mio figlio/a si sarebbe trovato meglio con l'altro gruppo" e via dicendo. Dobbiamo tutti noi esprimere ai dirigenti e agli insegnanti, fin da ora, grande solidarietà e vicinanza, anche perché molte scelte dal livello centrale saranno demandate loro come una sorta di “scarica barile” che renderà tutto più complesso e difficile.

In questo campo chi ha più fantasia potrà provare ad avvicinarsi a ciò che succederà, ma la realtà vedrete ci riserverà sempre colpi di scena e sorprese. Si potrebbe provare poi a complicare la situazione con un volo di fantasia e ipotizzare magari con circoalri e direttive "sottoclassI" e turni che si compongono e scompongono per rendere la vita degli insegnanti e dei genitori ancor più "ardita e vivace" di quanto sarà…

c) RISISTEMAZIONE DEGLI EDIFICI E INDIVIDUAZIONE NUOVI SPAZI DA ATTREZZARE AD AULE. Il 21 maggio la  Conferenza Stato-Regioni ( https://www.orizzontescuola.it/edilizia-scolastica-ascani- 855-milioni-a-province-e-citta-metropolitane/ ) ha dato il via libera al riparto degli 855 milioni per
l'edilizia scolastica. Una buona notizia ma diversi comuni dovranno fare la corsa contro il tempo per riuscire a spendere quelle risorse e per aggiungerne eventualmente altre, perchè il termine per approvare i bilanci degli enti locali è stato spostato al 31 luglio e ciò crea problemi per gli enti locali che non dovessero aver approvato il bilancio per partire con le opere di manutenzione straordinaria e riallocazione degli spazi secondo le esigenze delle scuole. Questo è un problema che riguarda i comuni in maniera trasversale ed indipendentemente dal loro colore politico. Per questi e tanti altri motivi ritengo che non ci sia più tempo. Entro metà giugno i sindaci, le regioni, i dirigenti scolastici, e le famiglie debbono sapere COME SI INTENDE FAR RIPARTIRE LA SCUOLA.

Nuovi spazi da trovare e adattare a carico di comuni e dirigenti scolastici, nuovo sistema dei trasporti da riconfigurare, connessioni web da attivare, device e strumenti da acquistare, coordinamento degli insegnanti e nuova formazione, mense e turni di lavoro. TUTTO SI PUO'RIORGANIZZARE MA TUTTO DIPENDE DA COME SI SCEGLI DI RIPARTIRE. Si deve decidere subito, nei prossimi giorni. Altrimenti la riapertura a settembre non si potrà fare. LE MODALITA'; di apertura di un sistema attorno al quale ruotano milioni e milioni di cittadini determina a cascata il ridisegno complessivo di tutti gli altri settori. In questi mesi il Governo ha investito molte risorse nella scuola. Nel decreto rilancio sono previsti 1,5 miliardi in due anni per riorganizzarla, ma è ancora troppo poco, soprattutto se si pensa che nello stesso decreto sono state destinate, per l'ennesimo salvataggio del "carrozzone" Alitalia 3 miliardi e 250 milioni, dopo che solo 3 anni fa sempre per Alitalia lo Stato era intervenuto con 1,3 miliardi. La scuola e il futuro dei nostri ragazzi, che poi è il futuro dell'Italia meriterebbe almeno 5/10 volte l'intervento economico per Alitalia. Se non investiamo in questa emergenza storica sulla scuola per farne un sistema nuovo e migliore, quando potremo farlo?

L'Europa ha sospeso - per l'emergenza Covid19 - il Patto di Stabilità per il nostro Paese, il nostro rapporto debito/pil sfiorerà il 160%. L’Europa ha assunto in questi mesi un cambio di passo notevole, grazie anche al lavoro del Commissario Europeo Paolo Gentiloni e al Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, ha messo in campo e sta mettendo in campo politiche economiche per aiutare fortemente paesi come il nostro. Si tratta di una occasione unica e irripetibile per iniettare miliardi su miliardi sulla scuola. Occorre crederci con coraggio e non sprecarli solo per operazioni come Alitalia. I 55 miliardi del decreto rilancio e gli altri miliardi di garanzie messe in campo il mese scorso per le imprese e i futuri 36 miliardi del mes e gli altri miliardi ancora per provare a risollevare il paese che
saranno messi in campo nei prossimi mesi, sono tutti MILIARDI A DEBITO.

E il debito graverà tutto intero e sarà rimborsato più dalle generazioni che oggi frequentano le scuole primarie e secondarie che dalle nostre. Questo deve essere ben impresso nelle nostre menti. Questo deve essere alla base delle azioni dei nostri governi locali, regionali e nazionali. NON POSSIAMO ESSERE EGOISTI CON I NOSTRI FIGLI. Il peso della ricostruzione dall'emergenza pandemica, lo stiamo caricando tutto intero senza alcun "soldo a fondo perduto" sulle spalle dei nostri studenti ed allora E' UN DOVERE MORALE prima che etico e di giustizia sociale, che lo Stato italiano, che le Istituzioni investano decine e decine di miliardi, SUBITO, sulla scuola, sugli insegnanti, sull'edilizia scolastica, sui trasporti affinche i maggiori costi non gravino su comuni e famiglia, sulle famiglie perchè possano dotarsi di tutti gli strumenti che saranno necessari, in una parola, sulla trasformazione completa del nostro sistema d'istruzione.

Occorre che entro metà giugno si abbia il coraggio di annunciare al Paese il COME LA SCUOLA RIPARTIRA' e occorre il coraggio di compiere le scelte necessarie, occorre il coraggio di usare le parole di Mario Draghi del 26 luglio 2012 a Londra quando di fatto salvò l'euro e l'Europa dalla semplicemente affermando "whatever it takes" "faremo tutto ciò che è necessario", occorre quindi che non si abbia paura di spendere almeno 10 volte ciò che è stato messo in cantiere,e fare davvero tutto ciò che è necessario per il futuro dell'Italia, quello dei nostri ragazzi. Il come ripagheremo la montagna di debito che stiamo caricando sul Paese, è una sfida che passa
dall'Istruzione e dalla formazione. Un paese che dovesse smettere di crescere, che si dovesse avviare al sottosviluppo e alla recessione, un Paese senza innovazione, inevitabilmente per pagare il debito si avviterebbe sulla leva della tassazione. Un Paese che invece investisse il proprio futuro sulla formazione dei ragazzi con l'Istruzione e la ricerca, sarebbe un Paese che farebbe leva sulla crescita, sullo sviluppo, sulla ripresa, ecco perchè citando Gramsci occorre dire parole di verità agli 8 milioni di studenti: “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza”.

Abbiamo bisogno di voi, ne ha bisogno l'Italia perchè vi stiamo caricando un macigno che potremo portare tutti insieme solo mettendo scuola, ricerca, innovazione al centro del motore dello sviluppo. Allo Stato però spetta il compito, cari stuendenti, di mettervi, nelle condizioni migliori per istruirvi. Se non ora... quando?

Ps mentre scrivo queste riflessioni arriva la notizia che uno dei vari “gruppi di esperti” ipotizza, per evitare il costo di ulteriori assunzioni di insegnanti, di ridurre l'orario di lezione scolastica non a 45minuti ma addirittura a 40 minuti l'ora in quanto così le 18 ore (da 60 minuti) di lezione frontale contrattualmente previste svilupperanno 27 ore da 40 minuti di insegnamento. Valuto questa ipotesi molto negativamente, significa che non si sta comprendendo davvero quale sia la posta in gioco. Immagino a breve qualcuno ipotizzerà lezioni di 35 minuti... come si dice a Perugia “non è questo l'verso”. Il Governo dica in fretta parole di verità e molto chiare che non siano guidate dal contenimento dei costi. Il sistema Paese, le famiglie e gli insegnanti non lo accetterebbero.

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