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Olocausto, l'esempio di Sami e Piero: l'incontro con otre mille studenti

Modiano e Terracina divennero amici nei campi di concentramento, ora sono cittadini onorari di Deruta

Sami Modiano e Piero Terracina si conoscono da quando hanno 13 anni. Hanno condiviso il dramma dell'olocausto, ne sono sopravvissuti e con loro la profonda amicizia nata nell'orrore di Auschwitz e Birkenau. Deruta ha concesso lro la cittadinanza onoraria e, dopo la cerimonia ufficiale, oggi, 18 novembre, l'incontro con oltre mille studenti di Deruta, Perugia e Foligno, nella chiesa di San Francesco, nella città della ceramica.

Michele Toniaccini sindaco di Deruta, salutando i ragazzi ha evidenziato come la memoria sia un elemento importante per coltivare il futuro e non concedere spazio all’indifferenza. “Le istituzioni devono impegnarsi nella lotta a ogni tipo di discriminazione” ha concluso Toniaccini. La storica Elisa Guida per introdurre l’argomento ai ragazzi, forse ancora troppo piccoli per sviscerare l’argomento, ha detto: “Cercate di portavi a casa le emozioni ma soprattutto alcuni insegnamenti essenziali come: la lotta alle discriminazioni per il colore della pelle o per il Paese di provenienza a cui si appartiene. La nostra Costituzione sancisce che siamo tutti uguali con stessi diritti e doveri. Dobbiamo impegnarci perché quello che è accaduto nella Seconda Guerra Mondiale non accada mai più”.

A seguire ci sono stati gli interventi di Don Nazzareno Fiorucci, Matteo Fortunati Unipegaso Assisi, Francesco e Cosimo Pisanò dell’Avis di Perugia e Eva Falconieri presidente della Consulta dei giovani studenti.

Olocausto, la lezione di Sami e Pietro agli studenti

“Un giorno arrivai a scuola, come tutte le mattine, la maestra fece l’appello ma non fece il mio nome – ha raccontato Pietro - Chiesi come mai; lei rispose: sei ebreo non puoi più frequentare questa scuola. Cominciò così il mio calvario fatto di leggi che impedivano tutto agli ebrei, di lavorare, di studiare, di viaggiare persino di andare in vacanza. Ben presto è arrivata la deportazione in carri di bestiame, neanche puliti dagli escrementi, eravamo pigiati come bestie. Un viaggio di un mese e quando arrivammo l’80% delle persone finì direttamente nei forni crematori. Ricordatevi ragazzi – ha concluso Pietro – quando vi è un regime dittatoriale si può fare qualsiasi nefandezza. Non esiste una persona che ha sempre ragione. Ragionate con la vostra testa”.

Non cambia di molto la testimonianza Sami che ha raccontato il suo percorso abbracciando l’amico con affetto dicendo che per lui è come un fratello. “Non eravamo delle persone eravamo dei “pezzi”. Ogni volta che le SS facevano l’appello dicevano: 'In questa baracca ci sono 250 pezzi'. In quel luogo di morte – ha continuato Sami – nacque la nostra amicizia. La sera parlavamo non di quello che stavamo vivendo, ma della vita che avevamo; ricordavamo i pranzi i giochi, tutto serviva per andare avanti. Io sono riuscito a rivedere mia sorella e mio padre all’interno del campo di concentramento di Birkenau, poi anche loro sono morti. Sono rimasto solo. L’unica cosa che mi consola è l’amicizia con Pietro”.

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