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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Storie perugine: di chi è quel muro? Un cittadino contro Dogre e Comune

Un cittadino invita Comune e Dogre a togliere quei tre grandi spazi di affissione in via Brunamonti

Son gentile, son cortese ma… pagatemi le spese. Lo dice al Comune di Perugia e alla Dogre un cittadino che invita a togliere quei tre grandi spazi di affissione in via Brunamonti.

In breve la vicenda. Cadono sassi da un muro che delimita la via dedicata alla celebre poetessa perugina Maria Alinda Bonacci Brunamonti. Le pietre finiscono sul marciapiede e il Comune transenna. Veramente quel marciapiede, più che da pedoni, è utilizzato da vetture in sosta… irregolare. Ma è così da sempre. Con la carenza di posti che c’è alla Pesa e dintorni! Che vuoi farci? Il silenzio-assenso della Municipale è ispirato da una motivata comprensione.

Ora è da stabilire a chi appartenga quel muro e a chi, conseguentemente, spetti l’onere del ripristino e della messa in scurezza. Quel muro è la prosecuzione della muraglia di via Brugnoli su cui si affaccia l’appendice nord della Rocca del Monmaggiore di Porta Sole. Le antiche carte lo riportano fino dal Cinquecento come muro che delimita la parte medievale della città, prima di Monteluce e andando verso la Pesa e la Porta dei Tei.

Si va a verificare e si nota che il limite del muro è segnato in pianta con una sola linea: questo significa che è pertinenza privata del giardino (oltre dieci metri sopra) che vi si affaccia da via del Pasticcio (se la linea di demarcazione fosse stata doppia, avrebbe, al contrario, indicato la proprietà comunale).

A questo punto, il privato – messo in mora dal Comune – è obbligato a procedere a proprie spese. Obtorto collo, come dicevano i latini. Montaggio di un trabattello, consolidamento, stuccatura ad arte e tutto quanto occorre. Pagato, con moneta ballante, da due pensionati.

Ma, a questo punto, dice quel cittadino che si è scoperto proprietario: “Se così è – tanto che ha dovuto pagare tutto il sottoscritto – chiedo l’immediata rimozione dei tre spazi per le affissioni posizionati su quel muro”. E aggiunge: “Non vedo perché altri debbano lucrare da una mia proprietà, senza nulla dare”. Insomma: quel muro deve essere libero da spazi di affissione. Un parere legale prontamente acquisito conferma che l’Ente pubblico può, al massimo, stabilire unilateralmente una servitù coattiva su quel muro. Ma c’è un conquibus da concordare e da corrispondere.

Ineccepibile. Morale? Chi la fa l’aspetti. Chi vuole utilizzare quella superficie muraria paghi almeno il disturbo. Altrimenti… raus quei cartelloni. Oppure, carte bollate e tribunale.

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