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PERSONAGGI PERUGINI Maurizio Morettoni, eccentrico musicista e giramondo

I perugini più maturi ricordano Maurizio Morettoni, un personaggio eccentrico, musicista e giramondo, dongiovanni e poliglotta, disincantato e sofferente, protagonista di tanti episodi stravaganti, al centro di leggende metropolitane

I perugini più maturi ricordano Maurizio Morettoni, un personaggio eccentrico, musicista e giramondo, dongiovanni e poliglotta, disincantato e sofferente, protagonista di tanti episodi stravaganti, al centro di leggende metropolitane.

Purtroppo, tra le sue avventure sbagliate, va annoverata anche l’esperienza della droga di cui Maurizio (autentico, tragico antesignano) si ritrovò schiavo per anni. Frutto – credo – della costante inquietudine che lo pervadeva, insieme a una tensione verso l’assoluto, a una inesausta insoddisfazione per il male di vivere.

Maurizio, alla fine degli anni 60, era un promettente batterista. Fece parte di complessi rock e jazz: lo testimonia l’Inviato Cittadino che gli fu compagno di band e amico personale, oltre che sodale fin dagli anni delle medie a Palazzo Grossi, allora sede della Pascoli. Vincemmo un concorso al Frontone e Maurizio si inorgoglì per i complimenti ricevuti dal mitico Sigismondo Giostrelli, re delle percussioni. 

Perugia, la storia di Maurizio Morettoni

Maurizio era animato da una disperata agitazione, che gli derivava dalla sua voglia di mettersi sempre in mostra… anche se in negativo. Maurizio Morettoni era molto apprezzato dai coetanei per le sue doti di grande comunicatore, anche nelle lingue straniere, apprese da autodidatta. Aveva successo con le ragazze: allora, a Perugia, si andava a straniere. Maurizio, spaccamontagne e sbruffone, aveva un cuore tenero, alla perugina. Come dice Claudio Spinelli “Facemo l grugno duro, ma si gratte / sotto la scorza trove l miele e l latte”. Ed era sempre circondato da tanti amici. Ci raccontava il fratello Gianfranco: “Sposò un'americana e andò negli Usa, salvo tornare dopo poco, poiché aveva tonfato il padre e gli amici di famiglia di lei, ed era stato quindi espulso”. Poi le esperienze negative che gli hanno rovinato la vita.

“Maurizio – raccontava il fratello – viveva con la pensione di reversibilità della mamma, circa 700 mila lire, più l'affitto della casa a Pianello. Ma non gli bastavano mai. Stava ora con uno ora con l'altro. Ogni tanto mi telefonavano da Villa Massari per dirmi che era ricoverato: lo disintossicavano. Una volta fuori, ricominciava. Alla fine, quando stava meglio, decise di andare in India. Laggiù, un enfisema polmonare lo stroncò. Venne cremato e le sue ceneri sparse al vento nel golfo del Bengala” (nella foto, il momento di spargimento delle ceneri da parte di un amico perugino, Franco Brachini, anche lui musicista giramondo).

Ci raccontava Gianfranco con rammarico: “Una delle ultime volte in cui Maurizio veniva portato a Villa Massari, i vigili urbani presero uno zainetto che egli aveva con sé: conteneva tutte le foto e gli album che raccontavano la sua e la nostra vita. Mi dissero che quello zainetto era stato depositato in uno dei loro magazzini, situato in quella scalinata che da Palazzo Gallenga scende verso la Conca” (faceva riferimento a via Goldoni, civico 8, e al Cabs).

Ma quello scrigno di ricordi non fu mai ritrovato. Anche per questo mi pare giusto ricordare Maurizio Morettoni, cresciuto in una modesta casa di via del Verzaro e poi finito, chissà come, per le strade del mondo. Alla disperata ricerca di quel se stesso che non gli riuscì mai di trovare.

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